A un anno dal trascolo Expo Risorgimento non ha ancora una sede operativa. Cirri: «Speriamo nel prossimo 23 marzo»

I locali della Barriera Albertina sono ancora chiusi al pubblico perchè manca la certificazione antincendio

A quasi un anno dal trasloco dalla torretta del castello alla Barriera Albertina, il Museo del Risorgimento resta ancora senza una sede pienamente operativa. A confermarlo è Paolo Cirri, presidente dell’associazione Amici del parco della battaglia, che descrive una situazione ancora sospesa: «Il problema principale è l’agibilità antincendio. Non dipende da noi: con il cambio di destinazione d’uso della sede provvisoria alla Barriera Albertina sono necessari requisiti nuovi e siamo in attesa di un avanzamento delle pratiche. Le interlocuzioni con i vigili del fuoco sono state avviate da mesi, ma la procedura non è ancora arrivata a conclusione. Abbiamo incaricato un ingegnere per tutte le pratiche, ma mancano ancora alcuni documenti che deve fornire il Comune».

L’apertura al pubblico è dunque bloccata. «Una parte è già allestita, ma non possiamo aprirla. Un’altra non è allestita perché ad agosto è entrata acqua nella struttura» spiega Cirri, che rilancia comunque un auspicio: «L’obiettivo è riaprire entro il 23 marzo 2026, una tempistica che rappresenterebbe comunque oltre un anno dall’uscita dal Castello. È la data ottimale, ma potremo rispettarla solo se le certificazioni arrivano in tempi brevi».

Sulla vicenda interviene l’assessore alla Cultura, Luca Piantanida che ricostruisce la parte tecnica di competenza comunale: «I danni relativi alla bomba d’acqua dell’estate sono stati sistemati. I vigili del fuoco ci hanno richiesto alcune modifiche a fine agosto, soprattutto sugli impianti, e abbiamo ottemperato a tutto pochi giorni fa. Ora stiamo ultimando la documentazione e contiamo di inviare tutto la documentazione entro fine mese». Secondo l’assessore, il Comune ha «sviluppato e messo a punto tutti gli aggiustamenti richiesti, sia sul fronte documentale sia su quello impiantistico».

Resta invece aperta la questione della sede definitiva del museo. L’ipotesi di Palazzo Faraggiana continua a essere considerata, pur con le difficoltà note, come conferma Piantanida: «Vorremmo che diventasse il centro culturale naturale della nostra città, ma necessita di una riprogettazione completa della progettualità fatta anni fa. La stima dei lavori supera i 18 milioni di euro di investimento, una cifra che oggi non è nelle disponibilità del Comune». Per l’assessore, non è pensabile intervenire solo su una parte dell’edificio: «Serve un confronto con la Soprintendenza e un intervento sulla totalità del fabbricato, per poi individuare nei vari spazi le funzioni più adatte». Il Comune sta monitorando bandi e opportunità di finanziamento: «Se si apriranno possibilità anche solo per rivedere la progettazione, potremo poi individuare bandi specifici per la riqualificazione».

L’obiettivo è avviare una riflessione sulla futura identità del museo: «La valutazione fatta in passato andava nella direzione di un museo 2.0, con utilizzo di intelligenza artificiale e realtà virtuale per renderlo più accattivante e interessante per le nuove generazioni» conclude Piantanida.

Nonostante l’attesa e le difficoltà, Cirri evita ogni tono polemico: «Abbiamo segnalato tramite i nostri tecnici che bisogna correre un po’ di più, ma non vogliamo attaccare il Comune. Alcuni lavori sono stati fatti, ora serve chiudere la parte documentale». L’ultimo incontro con i vigili del fuoco risale a sei mesi fa e l’associazione attende di risentirsi con l’amministrazione all’inizio dell’anno nuovo, con la speranza che questo lungo stallo possa finalmente sbloccarsi.

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Immagine di Luca Galuppini

Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.