«Pensare che avrei dovuto iniziare il mio lavoro anche un mese prima del solito, per la forte affluenza di turismo che era stata prevista. Invece mi ritrovo senza neanche un’entrata e sono in difficoltà, perché per noi non ci sono ammortizzatori». E’ la voce di Francesca (nome scelto di fantasia), residente nella provincia di Novara, che da sei anni ha un lavoro stagionale a Malpensa. E’ la sua storia, ma uguale identica a quella di altre 400mila persone, in tutta Italia, che sono nella sua stessa condizione. «I lavoratori stagionali non hanno una cassa integrazione, – spiega – e la nostra categoria non rientra nel decreto CuraItalia, perché formalmente apparteniamo al settore Trasporto aereo che di fatto non è sottoposto a vincoli di stagionalità come è il Turismo, ma concretamente non siamo parte del Turismo, pur lavorando in un aeroporto».
Francesca, che negli scorsi anni lavorava al check-in di Malpensa, quest’anno si sarebbe occupata dell’autonoleggio. A metà febbraio, prima che scoppiasse la situazione, ha sostenuto il colloquio tramite l’agenzia e avrebbe dovuto iniziare non ad aprile come di solito, ma a marzo: «Prevedevano un forte afflusso di persone, perché forte sarebbe stato il turismo, anche in un aeroporto come Malpensa che magari è meno visto come meta di turismo rispetto ad altre sedi aeroportuali in Italia, – spiega Francesca – gli aeroporti sono una risorsa importante per tante persone, io ne sono un esempio, per consentire a tutti una vita dignitosa. Per me quest’anno la stagione non inizia e quindi non avrò entrate».
I lavoratori hanno fatto scudo e si sono rivolti alle rispettive Regioni, al governo stesso: «Mi sono rivolta anche ai sindacati ma non ho avuto risposte. La Regione Piemonte ci ha detto di essere a nostra disposizione, siamo però in attesa di risposte, perché, ancora una volta, nell’ultima conferenza di Conte non siamo stati neanche citati, per cui è difficile pensare che qualcuno stia lavorando per noi per un sostegno».