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Il dramma di Mustafa, curdo a Bellinzago: «Mia cugina uccisa dal terremoto»

Il racconto di Mustafa Iper, proprietario dello storico kebap pizzeria Yakamoz, che nel sisma del 6 febbraio in Turchia ha perso una cugina. Genitori e fratelli stanno bene

«I miei genitori e i miei fratelli stanno bene, ma mia cugina non ce l’ha fatta: è rimasta intrappolata tra le macerie». A parlare è Mustafa Iper, proprietario dello storico kebap pizzeria Yakamoz di Bellinzago. Iper è originario del distretto di Pazarcık, nella Turchia meridionale, la parte più colpita dal terremoto dello scorso 6 febbraio.

Mentre racconta scrolla la testa riguardando le foto del disastro che gli hanno mandato i parenti e gli amici. Iper, infatti, vive in Italia dal 2005, ma ha lasciato tutta la famiglia in Turchia nella provincia di Kahramanmaraş.

«Appena ho saputo quello che era successo, ho passato attimi di terrore – dice ancora -. Ho cercato di mettermi in contatto immediatamente con i miei familiari mentre la notizia veniva trasmessa su tutti i telegiornali. A fatica sono riuscito a raggiungerli telefonicamente ed è stato un grande sollievo sapere che che i miei genitori e i miei fratelli stavano bene. Mia cugina, invece, una ragazaa di soli 29 anni, una maestra, è rimasta schiacciata sotto alle macerie. I miei familiari hanno visto crollare edifici a pochi metri dalle loro abitazioni ed è solo un caso se non sono crollate insieme a tutto il resto. Al momento stanno ospitando gli sfollati: intere città sono letteralmente sparite. Adesso bisogna pensare alla ricostruzione e non sarà facile: ci vorranno molti anni e la forza e l’aiuto di tutti».

«I miei parenti mi hanno raccontato che il problema adesso è anche il freddo – continua Iper -. Molte delle tende montate dai soccorritori non bastano per proteggerle dalle temperature rigide e alcune di queste sono addirittura crollate sotto il peso della neve. Stanno aspettando l’arrivo dei container ma ci vorrà del tempo. Non appena sarà possibile partirò e andrò a offrire il mio aiuto, soprattutto per il post emergenza, quando bisognerà rialzarsi da questa enorme tragedia e ricostruire palazzi e vite».

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Paolo Pavone

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