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Sizzano, anche l’associazione nazionale Città del vino in difesa del “made in Italy”

In discussione il potenziale tossico del vino e alcune sostanze contenute nell'olio di oliva

Anche l’Associazione nazionale città del vino – Sizzano è nella rete dei comuni legate ai disciplinari delle denominazioni storiche – con la firma del suo presidente Angelo Radica, aderisce all’appello dei firmatari del “Patto di Spello” (Città del Vino, Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino, Movimento Turismo dell’Olio, Federazione delle Strade del Vino dell’Olio e dei Sapori, Unione Italiana Vini) contro alcuni provvedimenti che, se adottati, penalizzerebbero pesantemente il made in Italy agroalimentare.

A far discutere e a preoccupare alcuni dei contenuti espressi dalla relazione “Beating Cancer Plan”, e dalla proposta di adozione del cosiddetto “Nutriscore” che prevede l’apposizione sulle etichette dei prodotti agroalimentari, di bollini colorati che dovrebbero indicare al consumatore il grado di pericolosità di un prodotto, con l’ulteriore proposta di inserire il “bollino nero” sulle etichette del vino. Un sistema di classificazione che penalizzerebbe non solo il vino, ma anche produzioni di eccellenza come l’olio extra vergine di oliva solo perché contiene grassi, quando sono noti studi e ricerche che ne rilevano molteplici aspetti salutistici.

Le associazione, unite in questa causa, hanno firmato e consegnato una lettera ai parlamentari per «lanciare un appello i tutti i Parlamentari europei italiani di farsi promotori delle istanze dei nostri territori affinché le politiche di prevenzione contro il cancro e per la tutela della salute dei cittadini non si trasformino in battaglie ideologiche contro le produzioni tipiche italiane. Sono a rischio tanti posti di lavoro in un settore che vale, secondo l’Osservatorio sul Turismo del Vino, oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato (dato pre-pandemia); se consideriamo i danni provocati dal virus al settore turistico, ecco che questi provvedimenti potrebbero penalizzare ancora di più i nostri territori dove le produzioni tipiche non sono certo “attentati alla salute pubblica”, ma espressioni di una cultura e di una economia secolari. Pertanto, ci auspichiamo, che vengano rivisti i criteri ed i parametri in base ai quali è stata redatta questa relazione, ricordando che da più fronti è stato chiesto che venga considerato il parere della comunità scientifica che già in precedenza aveva duramente criticato la tesi, oggetto della relazione Beca, secondo cui non esisterebbe un livello sicuro di consumo di alcol definendola la lacunosa e difettosa».

«Appare, infine, evidente la contraddizione che vede l’Europa finanziare la promozione e la conoscenza del vino italiano attraverso le attività finanziate tramite l’OCM vino, per poi “demonizzarlo” mettendo un “bollino nero” sulle etichette – ha aggiunto  Stefano Vercelloni (in foto) vicepresidente Ass.Naz.Città del Vino – Ogni programma di educazione al bere moderato e consapevole troverà piena accoglienza ma non certo una generica e frustrante classificazione del vino come “pericolo pubblico”. Analogo appello lo rivolgiamo al Ministro per le Politiche Agricole, affinché il Governo italiano faccia sentire la propria voce su questo argomento a difesa del Made in Italy enogastronomico, del suo valore sociale, economico, culturale che, tra l’altro, il mondo ci invidia».

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