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Siccità in Piemonte, Coldiretti: «Attivare lo stato di emergenza»

Fiume Po sceso a -3,23 metri e nel Lago Maggiore manca il 31% d’acqua

E’ SOS siccità con il fiume Po in secca che è sceso a meno 3,23 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord.

In Piemonte l’8 dicembre 2021 sono caduti circa 20-30 millimetri di pioggia e poi fino a marzo 2022 non ci sono più state precipitazioni. L’inverno tutt’ora in corso è stato il terzo più secco degli ultimi 65 anni, secondo i dati di Arpa, con il riempimento del Lago Maggiore in deficit del 31% di acqua. «Serve attivare lo stato di emergenza per siccità e carenza idrica in Piemonte poiché la situazione si sta aggravando di giorno in giorno e le colture ne stanno già risentendo. Le coltivazioni seminate in autunno, come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità, ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, i nostri agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso, dove sarà possibile. Dall’altra parte nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche», hanno spiegato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale.

«A preoccupare è la mancanza di riserve idriche – hanno proseguito Moncalvo e Rivarossa -, gli abbassamenti dei livelli di falda e della portata dei corsi d’acqua: tutti elementi fondamentali per garantire l’irrigazione estiva di tutte le colture. Occorre, quindi, non solo individuare modalità efficienti ed efficaci per governare l’emergenza, ma anche avviare un processo attraverso il quale porre la necessaria attenzione al tema delle infrastrutture irrigue ed incrementare la capacità di conservazione, per utilizzare l’acqua nei momenti di maggior idroesigenza superando l’attuale condizione di diffusa dispersione».

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