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Piemonte: sostegno per gli studenti universitari afghani

L’ente regionale per il diritto allo studio universitario offrirà gratuitamente vitto e alloggio agli studenti afghani

Edisu e università degli studi di Torino insieme per Unito for Afghan students at risk. Il consiglio di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio universitario del Piemonte ha approvato all’unanimità l’accordo con l’ateneo torinese per offrire a studenti e studentesse di nazionalità afghana la possibilità di intraprendere o proseguire il percorso universitario nel territorio regionale con il pieno sostegno delle due istituzioni.

Dopo il disarmo dell’Afghanistan da parte delle truppe statunitensi avvenuto lo scorso 30 Agosto, seguito dal pieno assedio delle milizie talebane che hanno, di fatto, preso il controllo del paese e cancellato diritti e libertà acquisiti per donne e uomini, la situazione è andata fuori controllo sin da subito. Italia, Francia e Germania sono stati tra i primi paesi in Europa ad attivare corridoi umanitari per cercare di mettere in salvo la popolazione. In Italia sono oltre duecento gli studenti e le studentesse iscritti negli atenei della penisola e una buona parte studia a Torino. Le università si sono mobilitate, con la collaborazione di Farnesina e Ministero degli Esteri, per permettere a chi è rimasto bloccato in patria di raggiungere l’Italia e proseguire negli studi.

Il sistema universitario del Piemonte ha dimostrato sin da subito forte attenzione per la questione afghana. Nei mesi scorsi Edisu ha collaborato anche con l’università del Piemonte orientale lo stesso tema e oggi, grazie al programma promosso anche dall’università di Torino unito for Afghan students at risk, si potrà garantire a dieci studenti e studentesse afghani  il diritto allo studio a la possibilità di vivere al sicuro: questi riceveranno ospitalità gratuita fino al 30 settembre 2022 (attingendo alla quota dei posti letto dedicati all’ospitalità universitaria, senza quindi ridurre il numero di posti letto dedicati agli studenti e alle studentesse borsisti/te  idonei/e  in attesa di chiamata per scorrimento) nelle residenze di Edisu Piemonte, pasti quotidiani garantiti nelle mense dell’ente di via Madama Cristina, oltre alla borsa di studio erogata da Unito.

Il presidente di Edisu Piemonte Alessandro Ciro Sciretti: «Abbiamo il dovere morale di fare tutto il nostro possibile per difendere e tutelare le studentesse e gli studenti dall’oppressione del regime, dopo decenni di democrazia e libertà che sembravano ormai acquisiti per sempre. La nostra unica arma per cercare di contrastare questa tragica situazione è garantire, nei limiti del possibile, il diritto allo studio a giovani donne e giovani uomini che altrimenti non avrebbero altra chance per potersi salvare».

La vice-rettrice Vicaria per la didattica internazionale professoressa Marcella Costa: «L’università di Torino persegue, con questa azione a favore di studentesse e studenti afghani, l’obiettivo di includere i giovani e le giovani che hanno visto svanire il loro futuro in seguito alla presa del potere da parte dei talebani: in Unito potranno proseguire il percorso di formazione interrotto all’improvviso o iniziare gli studi universitari. Questa iniziativa fa parte di un percorso più ampio a favore di studentesse e studenti rifugiati e provenienti da paesi a rischio, che vede Unito impegnata a realizzare molteplici azioni per un’università sempre più equa e inclusiva».

L’assessore regionale al diritto allo studio universitario Elena Chiorino: «La tragedia che stanno vivendo le studentesse e gli studenti afghani è un dramma umanitario a cui si doveva rispondere con azioni concrete, per garantire loro sia il diritto allo studio, sia una crescita culturale e personale. Un’iniziativa unica sul territorio nazionale, di cui il Piemonte si fa promotore, a favore degli studenti afgani: oltre a dieci borse di studio, vitto e alloggio gratuiti fino a settembre, ritengo siano un supporto importante ed autentico a testimonianza di come siamo, e saremo sempre, al fianco di coloro che hanno visto stralciati i propri diritti nella propria terra d’origine».

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Paolo Pavone

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