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Per la Corte costituzionale anche gli agricoltori possono partecipare al contenimento degli animali selvatici

Agricoltori provvisti di tesserino da caccia, altri cacciatori abilitati, guardie venatorie e ambientali potranno partecipare alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici a patto che siano opportunamente formati. Lo ha stabilito una sentenza della Corte costituzionale, recentemente pronunciatasi dopo un ricorso al Tar della Toscana, riconoscendo “che l’aumento dei cinghiali e la riduzione del personale incaricato” degli opportuni controlli ha aumentato il rischio di danni alle coltivazioni agricole ma anche della stessa sicurezza dei cittadini per la costante presenza di ungulati lungo le strade. Una presenza che ha provocato in passato incidenti anche mortali, come quello accaduto nello scorso ottobre lungo l’autostrada A26, costato la vita a due giovani automobilisti.

«Ho appreso di questa sentenza – ha commentato il consigliere di Palazzo Natta delegato alla Polizia provinciale, Andrea Bricco – Da parte nostra continueremo seguendo la linea del Piano di contenimento in base alla legge vigente, la 157 del 1992, in deroga alla Regione. Ritengo – ha proseguito – che da questo punto di vista sia fondamentale il supporto da parte degli agricoltori, conduttori o proprietari del fondo stesso, in grado di intervenire laddove la Polizia provinciale dove non riesca a farlo. Una collaborazione fondamentale nel momento in cui, per carenza di personale, abbiamo bisogno di un aiuto sostanziale da loro per contenere le problematiche legate alla presenza di cinghiali, anche se rimane fondamentale l’opera svolta dei “tutor”».

 

Soddisfazione per questa decisione è stata espressa anche da Coldiretti Novara e Vco. Per la presidente Sara Baudo «questo pronunciamento non fa che rafforzare ciò che recentemente è accaduto nella nostra provincia, dove il Tar ha bocciato un ricorso presentato da Federcaccia che chiedeva di avocare la materia di contenimento ai soli cacciatori». Coldiretti auspica che questa «storica sentenza possa dare un concreto giovamento ai nostri territori, dove i piani di contenimento finora messi in atto non sono stati sufficienti. Anche per questo insistiamo perché si cominci al più presto con corsi per formare nuovi soggetti autorizzati al controllo».

«La proliferazione senza freni di cinghiali – ha aggiunto la direttrice della stessa organizzazione, Francesca Toscani – sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali». Per non parlare di un danno anche al mercato immobiliare, visto «che un’indagine condotta proprio da Coldiretti a livello nazionale indica che quasi la metà degli italiani non prenderebbe casa in una zona caratterizzata dalla presenza incontrollata di cinghiali, mentre più di otto intervistati su dieci ritiene che l’emergenza vada affrontata con il ricorso ad abbattimenti mirati».

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Luca Mattioli

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