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Amnesty International, sit in a Novara contro il decreto legge su migranti e rifugiati

Domenica 18 giugno in piazza Cavour manifestazione «per un sistema di accoglienza adeguato e un approccio a una fattiva integrazione»

Domenica 18 giugno alle 16 in piazza Cavour Amnesty International sezione di Novara – in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra il 20 giugno – organizza un sit in per dire no ai recenti decreti legge in materia di migranti e rifugiati.

«Il decreto legge del 1 gennaio 2023 – spiega Francesco Sorbello, referente campagne in Piemonte e Valle d’Aosta – non affronta ancora una volta i problemi delle migrazioni o dei rifugiati ma solamente riduce le attività di soccorso delle Ong: le persone salvate non si possono affidare ad altre imbarcazioni; non si possono salvare altre persone con nuovi salvataggi che nel frattempo si sono individuate; il porto di approdo non è più quello più vicino ma altro (più lontano) in contrasto con le indicazioni del diritto internazionale».

«Circa invece il decreto legge del 17 marzo 2023 implementa i paesi considerati sicuri con gravi ricadute sul diritto di asilo – prosegue Sorbello -. Il migrante poi deve dimostrare in 9 giorni (7 per la domanda+2 per la risposta) che è vittima ed ha gravi motivi per lasciare il suo paese, altrimenti viene rispedito al paese di origine che per l’Italia è sicuro. E’ la procedura accelerata».

«Passando al decreto 20/2023 – continua Sorbello – questo decreto comporta una riduzione dei diritti dei cittadini stranieri richiedenti asilo e/o rifugiati. Inoltre ha eliminato il riferimento alla tutela del diritto alla vita privata ed a quella familiare, la possibilità di chiedere il permesso di soggiorno alle questure e la possibilità di conversione del titolo di soggiorno. Le conseguenze a queste nuove procedure sono tante e invalidanti. Chiediamo, dunque, ingressi dei rifugiati o richiedenti asilo tramite canali legali e sicuri; diritto di asilo effettivo e un secco no alle riammissioni informali. Inoltre chiediamo un sistema di accoglienza adeguato e un approccio a una fattiva integrazione».

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Paolo Pavone

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