Una telefonata improvvisa sabato pomeriggio e via verso Ghemme, a caccia di vino. Sulla curva di Romagnano Sesia, giriamo a sinistra e siamo da Ioppa, azienda che non visitavo da anni e che con piacere ho ritrovato. “Manchi da parecchio” mi dicono. Sì, in effetti. Ma li conosco da sempre, sembrano quasi parenti. Li ho conosciuti nella prima vita, quando facevano anche vini, spesso asprigni, difficili, tradizionali… Piacevano ad Eugenio e ad Enzo, ma forse i due miei amici di allora erano più affascinati dalla tenacia, dall’energia dei due fratelli. Comunque erano vini che non piacevano. Facevano fatica a vendere ed erano controcorrente rispetto alla modernità.
Dal sito aziendale
Poi è arrivata la terza vita, l’attuale: via le barrique, solo legni grandi per i vini da invecchiamento (ghemme docg in primis). Altrimenti acciaio; rese più alte e ricerca della freschezza, del territorio. Poi uso della rete (i figli) e contratti internazionali, soprattutto con la Norvegia. Meno vespolina più nebbiolo, ma vinificato soprattutto in rosato e gestito come un blend. Raccolte e vinificazioni separate e poi assemblaggio. Raccolta veloce e veloce vinificazione, un po’ anticipata; poco contatto con le bucce e decine di migliaia di bottiglie tappo a vite che viaggiano verso nord. Più acciaio in cantina e più motori fuori. Un’azienda dinamica, che cambia pelle quando serve. Bello e bravi!
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