Nord Ovest Parcheggi batte cassa e porta il Comune davanti al Tar

La società contesta il mancato riequilibrio economico della concessione sulla sosta: Palazzo Cabrino respinge l’ipotesi di modifiche e difende le proprie scelte

«I patti chiari fanno amicizie lunghe». Il vecchio proverbio sembra adattarsi perfettamente al ricorso presentato da Nord Ovest Parcheggi al Tribunale amministrativo regionale contro il comune di Novara sulla gestione della sosta a pagamento. Un’azione giudiziaria che sembrerebbe nascere da un patto chiarissimo, ma da un’amicizia finita male, con la società che punta a rimettere sul tavolo la sostenibilità economica del sistema parcheggi e delle regole che lo governano.

Il contenzioso si inserisce in una fase delicata, riaccesa anche dall’inaugurazione del nuovo parcheggio sotterraneo del Duomo, che ha riportato sotto i riflettori tariffe, incentivi e conti della società che gestisce il piano Musa, ovvero gli stalli blu. Nord Ovest Parcheggi, che fa parte dello stesso gruppo imprenditoriale titolare della concessione del parcheggio Duomo, ha chiesto formalmente al Comune la revisione del piano economico-finanziario della concessione, sostenendo che l’equilibrio originario del contratto non sarebbe più sostenibile nelle condizioni attuali.

La concessione, affidata nel 2014, prevedeva impegni precisi: la società si era aggiudicata la gara impegnandosi a garantire al Comune un canone minimo annuo pari a 1,95 milioni di euro, assumendosi il rischio economico della gestione. Un rischio che oggi Nord Ovest Parcheggi sostiene essere diventato eccessivo, alla luce di una serie di fattori sopravvenuti. Nel dettaglio, la richiesta avanzata dalla società nel 2023 era articolata su più fronti: la possibilità di intervenire sulle tariffe, oppure la revisione o eliminazione degli incentivi alla sosta per veicoli ibridi ed elettrici, ritenuti penalizzanti per gli incassi. A questi elementi, nel ricorso, vengono affiancati gli effetti della pandemia, la diffusione del lavoro agile e l’aumento dei costi energetici e dei carburanti.

Secondo la concessionaria, «la diffusione del lavoro agile, incentivato dallo stesso Comune di Novara per i suoi dipendenti, e l’incremento del prezzo della benzina hanno determinato una riduzione strutturale dell’utilizzo dei mezzi privati e della conseguente domanda di sosta, in misura superiore a quanto previsto al momento della firma della convenzione». Secondo la concessionaria, il mantenimento delle regole originariamente previste dalla concessione avrebbe prodotto uno squilibrio significativo: «Continuare ad applicare le regole convenzionali per la determinazione del canone minimo dovuto ha comportato un profondo squilibrio economico-finanziario del rapporto», con un’incidenza del canone pari a circa il 75% dei ricavi nel 2022 e a quasi l’80% nel 2023». Nel ricorso si evidenzia inoltre che, sommando canone, costi di gestione, personale e ammortamenti, la società avrebbe chiuso gli esercizi 2022 e 2023 in perdita, rispettivamente per 136 mila e 383 mila euro, avvertendo che il protrarsi di questa situazione potrebbe «condurre al default».

Da qui la richiesta rivolta al giudice amministrativo: «La revisione del piano economico-finanziario, anche attraverso la rideterminazione del canone minimo, previo avvio di specifica istruttoria da svolgersi in contraddittorio con la Concessionaria», oltre alla richiesta di risarcimento dei danni subiti nel frattempo. Palazzo Cabrino, però, ha respinto la richiesta di revisione del Pef, ritenendo che non vi fossero i presupposti normativi e istruttori per modificare l’impianto della gara, in particolare per quanto riguarda il canone minimo dovuto al Comune.

Una posizione ribadita dal sindaco Alessandro Canelli, che chiarisce il quadro: «Ove possibile, come già abbiamo fatto in passato, abbiamo già provveduto a un riequilibrio del piano economico finanziario sulla base dell’evidenza che in questi anni c’è stata una crescita esponenziale delle auto ecologiche non prevedibile si tempi dell’affidamento della concessione» ha spiegato rilevando come «a fronte di una nuova richiesta di riequilibrio anche a seguito di un confronto formale obbligatorio con il competente dipartimento del governo (DIPE) non sono emerse le condizioni neanche minime per concedere un nuovo riequilibrio che coinvolgesse l’impianto di gara ed in particolare il canone minimo dovuto al Comune. Quindi più che “patti chiari, amicizia lunga” io parlerei di semplice rispetto della norma e delle condizioni di gara che diventano la “linea del Piave”».

Il passaggio davanti al Tar rappresenta dunque un momento di verifica formale tra le parti. Da un lato una società che ritiene venuto meno l’equilibrio economico originario, dall’altro un’amministrazione che difende la solidità delle regole di gara e la correttezza delle proprie scelte. Sarà ora il giudice amministrativo a stabilire se le decisioni assunte dal Comune siano coerenti con il quadro normativo e contrattuale o se, al contrario, esistano margini per una revisione. In questo senso, «i patti chiari fanno amicizie lunghe» resta una chiave di lettura efficace: il contratto c’è, le regole pure. Il Tar sarà chiamato a dire se, nel mutare del contesto, quei patti possano essere rinegoziati o se debbano restare il perimetro invalicabile entro cui si muove la gestione della sosta a Novara.

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Immagine di Luca Galuppini

Luca Galuppini

25 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs all'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.