La collaborazione tra Asl e comune di Novara sui bisogni delle persone più fragili compie un passo in avanti e trova una cornice formale con l’istituzione del Punto unico di accesso (PUA). Un servizio che, come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di presentazione, non nasce dal nulla ma affonda le radici in una prassi già consolidata sul territorio, a partire dall’esperienza di “Spazio Fragilità”, lo sportello già attivo nella sede di viale Roma.
«È un’istituzione formale, ma la collaborazione tra servizi sociali e Asl va avanti da anni – ha spiegato l’assessora alle Politiche sociali Teresa Armienti –. Oggi diamo struttura, standard e riconoscibilità a un modello che funziona, grazie soprattutto alla buona volontà e alla professionalità degli operatori». Il PUA rappresenta quindi un’evoluzione organizzativa, più che una rivoluzione: un punto di accesso unico dove il cittadino fragile non è costretto a orientarsi tra sportelli diversi, ma trova una presa in carico integrata.
Dal punto di vista operativo, il servizio è attivo in via temporanea nei locali di viale Roma 7, in attesa del trasferimento definitivo nella Casa della Comunità di Novara, prevista nell’ex istituto “Bermani”. «Quando ci sposteremo – ha spiegato il direttore del Distretto urbano Gianfranco Masoero – gli orari saranno ampliati. L’obiettivo è passare da una risposta prevalentemente burocratica a una vera presa in carico del problema segnalato». Nel PUA lavorano insieme infermieri e assistenti sociali, con una presenza che crescerà nelle prossime settimane: un assistente sociale è già operativo, un secondo entrerà in servizio da metà gennaio, insieme al personale infermieristico dedicato.
Proprio l’integrazione tra competenze sanitarie e sociali è il valore aggiunto del nuovo servizio. «L’utente spesso non ha bisogno solo di una prestazione – ha sottolineato Masoero – ma di essere orientato, accompagnato nelle scelte. È qui che Asl e Comune, insieme, possono fare la differenza». Un modello che si inserisce nel solco della riforma territoriale prevista dal DM77 e che trova nel distretto di Novara un terreno già fertile, anche grazie al coinvolgimento delle associazioni di volontariato.
Un ruolo centrale è affidato anche agli infermieri di famiglia e di comunità. «È una figura che opera già sul territorio, entra nelle case, nelle strutture, nelle Centrali operative territoriali – ha spiegato la coordinatrice infermieristica Sonia Pratillo –. La sinergia con i servizi sociali ci permette di completare la gestione del bisogno a 360 gradi». Un lavoro nuovo per molti aspetti, ma che rende gli infermieri protagonisti nella risposta ai bisogni complessi della cittadinanza.
Soddisfazione è stata espressa anche dal direttore generale dell’ASL Novara Angelo Penna, che ha ricordato come il Punto Unico di Accesso sia un presidio previsto dalla riforma dei servizi territoriali e un requisito fondamentale delle Case della Comunità. «La città di Novara rappresenta circa un terzo degli assistiti dell’ASL – ha ricordato – e i carichi di lavoro sono in costante crescita. Avere un luogo fisico, accessibile, dove sanità e sociale lavorano insieme significa offrire una risposta più rapida, coordinata e vicina alle persone».
In attesa del trasferimento nella nuova sede, il PUA si presenta dunque come uno strumento già operativo, costruito su un’esperienza che ha dimostrato di funzionare. Un tassello importante nella costruzione di un welfare sociosanitario più integrato, che mette al centro la persona e prova a semplificare percorsi spesso complessi, soprattutto per chi vive una condizione di fragilità.







