Giostra troppo veloce e mal posizionata: la perizia conferma l’impatto fatale che uccise Ludovica

Per i consulenti tecnici, gli ingegneri che hanno analizzato la giostra, non ci sono dubbi: Ludovica è morta dopo aver picchiato violentemente la testa contro gli alberi interni al perimetro del Mini Tagadà. Una giostra munita di certificazione non propriamente corretta e posizionata in un posto in cui, vista la conformazione e le dimensioni, non poteva stare. Anche la velocità era eccessiva: almeno tre volte tanto quella prevista nel log-book, il libro-registro delle istruzioni. Sono alcune delle conclusioni esposte ieri in tribunale dall’ingegnere torinese incaricato dalla procura di fare luce sull’incidente mortale avvenuto la sera di sabato 12 marzo 2022 al luna park di Galliate, aperto con qualche giorno d’anticipo rispetto all’inaugurazione ufficiale. A perdere la vita, una volta arrivata in ospedale in gravissime condizioni, la quindicenne Ludovica Visciglia, studentessa trecatese.

La consulenza tecnica, riassunta al processo in cui sono imputati di omicidio colposo il proprietario della giostra Luca Ferri, l’allora sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, nella sua veste di presidente della Commissione spettacoli, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi, mette in evidenza una serie di criticità dell’attrazione: la velocità eccessiva, appunto, di almeno 28-30 giri al minuto anzichè gli 8-10 previsti dal libretto di istruzioni; la mancanza di protezioni; e il posizionamento vicino agli alberi. Concordano con questa ricostruzione anche i consulenti delle parti civili, i genitori della vittima, e di alcuni imputati. Solo uno, l’esperto chiamato dal comandante Falcone, sostiene che a suo parere è possibile uno scenario alternativo rispetto all’impatto contro l’albero, come uno svenimento. Scenario respinto da tutti gli altri.

Nella sua deposizione il perito del pm sottolinea anche come manchino atti che consentano una completa identificazione dell’attrazione, né tanto meno l’identificazione del conduttore e la data di fabbricazione. E anche il collaudo – l’ultimo nel 2021 e ancora in vigore – era avvenuto in maniera poco approfondita, perché altrimenti le criticità sarebbero emerse.

Alla prossima udienza parleranno gli imputati. Probabilmente all’inizio del nuovo anno, la sentenza.

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