La manifestazione del movimento “Remigrazione e Riconquista”, che si è svolta in piazza Gramsci a Novara lo scorso 1° novembre, è approdata questa mattina in consiglio comunale dopo un’interrogazione presentata dal gruppo Partito Democratico. Il movimento, nato a livello nazionale e sostenuto da sigle dell’area della destra estrema, tra cui CasaPound e Rete dei Patrioti, promuove l’idea della remigrazione di massa come risposta alle presunte minacce culturali e sociali derivanti dall’immigrazione.
Intervenendo in aula, il sindaco Alessandro Canelli ha ricostruito così il quadro politico in cui si inserisce la mobilitazione: «Il movimento nasce negli ambienti di estrema destra in tutto il Nord Italia e Novara è stata scelta per il lancio del comitato. Senza condividere la linea politica di movimenti estremisti che si richiamano al fascismo, sui temi posti dalla manifestazione bisogna considerare che molte persone, in tema di sicurezza e controllo dell’immigrazione, chiedono vengano affrontati con regole più precise».
Canelli ha poi aggiunto che riferimenti a tradizioni e radici non sono di per sé censurabili, se non diventano strumenti di esclusione e discriminazione, e che queste iniziative nascono come reazione a una percezione di inefficienza dello Stato nel fronteggiare le questioni legate alla sicurezza.
Sul piano giuridico, il sindaco ha richiamato l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione, la legge Scelba, che punisce la riorganizzazione del disciolto partito fascista e l’apologia del fascismo, affermando di non essere stato informato dell’evento: «Noi non eravamo informati di questa manifestazione. Forse la Polizia locale è stata coinvolta come supporto alla sicurezza, ma l’autorizzazione è stata rilasciata dalla Questura, che evidentemente non ha valutato elementi ostativi».
Riguardo all’episodio che ha coinvolto il nostro giornale, Canelli ha dichiarato: «Non trovo che sia così grave, se non vi sono stati fatti specifici come l’aggressione al giornalista, a cui esprimo solidarietà. C’è stata un’aggressione verbale, nel caso in cui sia avvenuta davvero – ho visto un video – ma non mi sembra che manifestazioni in cui c’è libertà di espressione possano creare così ampi problemi. Ci sono state anche manifestazioni di estrema sinistra e nessuno ha detto nulla».
Il sindaco ha definito l’interrogazione «troppo ideologica», invitando a non amplificare il caso e ribadendo che il tema della remigrazione intercetterebbe «paure reali» presenti in parte della popolazione. In chiusura, il sindaco ha dato lettura di una lettera firmata da un avvocato che aveva giò inviato alla nostra redazione una richiesta di rettifica peraltro già pubblicata nei termini previsti.
Prima firmataria dell’interrogazione, la consigliera Milù Allegra ha riconosciuto alcuni passaggi del sindaco, ma ha contestato l’impostazione generale della risposta: «Con il Comitato 10 Febbraio, il Comune svolge attività ed eroga patrocini: lo fa legittimamente, ma questo aspetto va sottolineato. Quando si marcia con bandiere spiegate, con rappresentazioni sceniche che richiamano chiaramente altri momenti storici, quando si va in piazza con la svastica, quando si minacciano i giornalisti mentre fanno il loro lavoro, l’articolo 21 vale, ma bisogna anche ricordare la legge Scelba».
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Allegra ha richiamato la storia della città: «Mi piacerebbe vivere in una città che si è distinta nella lotta al nazifascismo e in cui certe manifestazioni equivoche non trovino spazio. Remigrazione è un tema su cui esiste un dibattito, ma non si può manifestare in questo modo, con modalità che ricordano un ventennio dal quale tutti indistintamente dovremmo prendere le distanze».
Il dibattito ha restituito l’immagine di una maggioranza in cui il sindaco appare chiamato a un equilibrio non semplice: da un lato la componente più radicale del campo della destra novarese, con alcuni consiglieri vicini alle sigle che guardano con favore al movimento “Remigrazione e Riconquista”; dall’altro la sua nota collocazione moderata, ben lontana da esperienze riconducibili al fascismo storico. È un equilibrio che si gioca su un crinale politico stretto, tra libertà di espressione e deriva identitaria, tra la tutela del dibattito pubblico e il rispetto dei principi costituzionali che definiscono il perimetro democratico della città.
In settimana sono attese anche le risposte alle interrogazioni parlamentari presentate dai senatori di Italia Viva e del Partito Democratico.




