Sono passati 15 anni da quanto il centro sociale di Novara ha avviato la procedura di chiusura, ma oggi, 23 settembre, con la conferenza stampa in comune e il sopralluogo in cantiere ha preso avvio un nuovo capitolo della lunga storia della struttura nata per accogliere gli operai migranti che si trasferivano a Novara.
Dopo la fase di bonifica, l’area è pronta a trasformarsi in un moderno campus universitario, grazie ad un investimento complessivo di circa 15 milioni di euro che vede coinvolti comune, provincia, regione Piemonte, Università del Piemonte Orientale ed Edisu. La fine del cantiere è prevista per i primi mesi del 2028.
«È un progetto fondamentale nella riqualificazione di una parte della città che negli anni aveva conosciuto parecchio degrado» ha sottolineato il sindaco Alessandro Canelli che ha aggiunto «quando l’Università ci ha chiesto di candidare quest’area per i finanziamenti pubblici riservati per gli studentati, abbiamo scelto di seguire questa rotta: così facendo riusciremo ad avere più posti letto, più attenzione alla sostenibilità e agli spazi sportivi, oltre a mantenere parte dell’area di proprietà comunale. È stata una scelta guidata dall’interesse pubblico».
Il nuovo complesso si svilupperà su un’area di circa 18 mila metri quadrati e comprenderà tre poli: residenziale, sportivo e naturalistico. Saranno realizzati 171 posti letto in camere singole e doppie, 4.500 metri quadrati di impianti sportivi tra cui una piscina da 25 metri, campi da calcio, tennis e da paddle, e oltre 6.000 metri quadrati di aree verdi. Gli spazi non saranno destinati solo agli studenti, ma aperti anche alla cittadinanza. «Per Edisu è un progetto importante – ha spiegato la presidente Roberta Piano – che arricchisce l’offerta residenziale a Novara e mette a disposizione non solo alloggi, ma anche servizi e spazi condivisi».
Soddisfazione anche dal rettore dell’Upo, Menico Rizzi: «Questo intervento è un segnale concreto della volontà di fare sistema a livello regionale. Università, enti locali e regione stanno lavorando insieme per rafforzare la rete piemontese della formazione superiore, con benefici per gli studenti ma anche per l’intera comunità». Non è mancata, però, la presa di coscienza della necessità di ampliare l’offerta residenziale «siamo consapevoli che questi posti non risolveranno in maniera definitiva il problema della residenzialità universitaria a Novara, ma costituiscono un passo importante nella direzione giusta» ha concluso il rettore.
Un messaggio condiviso dall’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, che ha ricordato come nel 2011 fosse stato lui a firmare la chiusura della struttura: «Oggi rivedere quest’area rinascere è una grande soddisfazione. Non sarà una cattedrale nel deserto, ma un luogo vivo che contribuirà all’attrattività del nostro sistema universitario». Anche l’assessore alla Cultura, Marina Chiarelli, ha rimarcato l’importanza del diritto allo studio «che non è solo un tema di contributi economici, ma riguarda anche l’erogazione di servizi adeguati e funzionanti», mentre il presidente della provincia, Marco Caccia, ha ribadito come «un territorio non può essere forte senza un’università forte e capace di costruire progettualità».
Il campus dell’ex centro sociale è solo una parte di un piano complessivo che punta a rafforzare l’offerta residenziale per studenti a Novara. Sono già avviati o in fase di progettazione altri interventi, come quello relativo all’hotel Europa, con l’obiettivo di arrivare a circa 500 posti letto complessivi disponibili in città. Un tassello importante per alleggerire gli studenti colpiti dal caro affitti e rendere la città sempre più attrattiva per chi sceglie di studiare all’Upo.