Quando avrebbe molestato la figlia la prima volta, lei doveva ancora finire le elementari. Baci, abbracci, palpeggiamenti: stando a quanto poi raccontato dalla bambina, si sarebbero ripetuti a cadenze mensili. E per un lungo periodo di tempo. Tutto fino a quando la vittima, diventata consapevole che quelle erano vere e proprie molestie, qualche anno dopo, durante una lezione in cui a scuola si era parlato di educazione sessuale, aveva stupito tutti con una domanda fatta in classe, per scoppiare poi a piangere: «Cosa succede a un padre se la figlia minore denuncia un abuso?». A distanza di poco si era confidata con l’insegnante di sostegno: «Papà mi tocca nelle parti intime quando la mamma è fuori per lavoro».
Quella segnalazione ha portato a indagare per violenza sessuale su minore, aggravata dall’abuso di autorità, il padre di una ragazza pakistana che oggi ha 17 anni, H.M., sessantenne residente in una frazione di Novara. Le avance sarebbero diventate più insistenti quando la figlia frequentava le scuole medie, visto che l’uomo, sempre in base a quanto denunciato, le faceva «visita» entrando in camera sua, approfittando dei momenti in cui la moglie era fuori per lavoro.
In tempi più recenti la figlia, di fronte a tentativi dell’uomo di baciarla e toccarla, aveva opposto resistenza spingendolo via con le mani. Infine la decisione di raccontare tutto agli insegnanti e poi alla madre. Da qui la denuncia. Lei, descritta da tutti come una ragazzina tranquilla, gentile, studiosa, è stata poi allontanata e portata in una comunità protetta.