Via Mameli questa mattina era piena, come forse mai lo è stata. In tanti – colleghi, amici, semplici cittadini, rappresentanti del sindacato, dei partiti, delle associazioni e delle istituzioni – si sono raccolti davanti alla Camera del Lavoro per salutare Attilio Fasulo. Un saluto che ha attraversato le lacrime e gli applausi, il silenzio e le parole, nella sede che è stata per lui casa e missione, teatro di battaglie e relazioni, luogo dove ha costruito, giorno dopo giorno, una comunità.
Quando, alle 10, è cominciata la cerimonia, ogni metro di strada era occupato da persone venute a rendere omaggio. Nessuno ha voluto mancare, perché Attilio era molto più che un dirigente sindacale: era una figura capace di tenere insieme mondi diversi, sensibilità distanti, con quella forza gentile che è sempre più rara.
Chiara Corbellini, oggi segretaria generale, ha preso la parola con voce spezzata, ma determinata. Ha parlato della difficoltà di un addio così improvviso, dell’energia che Attilio portava ovunque con il suo sorriso, della sua capacità di entrare in ogni sede CGIL con naturalezza, lasciando un segno. «Con cura – ha detto – faremo in modo di non disperdere il tuo entusiasmo, i tuoi insegnamenti, le tue parole. Raccontarti è quasi impossibile, ma dentro queste mura continuerai a vivere, perché chi ha compagni, non muore mai».
Il segretario generale della CGIL Piemonte, Giorgio Airaudo, ha ricordato il percorso condiviso con Attilio, dagli anni tra i metalmeccanici fino ai giorni più recenti: «Tu appartenevi a quella generazione di quadri sindacali novaresi con cui si discuteva davvero, anche duramente, ma con cui si sapeva sempre arrivare a una sintesi per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori. Quando c’era da lottare, tu c’eri sempre. E ora che non ci sei più, sappiamo che se c’è un altrove, anche lì tu sarai a combattere le ingiustizie».
In uno dei momenti più toccanti della cerimonia, è intervenuta Pina Muscariello, la moglie di Attilio. Ha parlato d’amore, di mancanza, del dolore che non passa: «Il nostro amore è stato un’opera d’arte incompiuta, ma perfetta così com’è. Ti amerò per sempre, per tutto ciò che abbiamo vissuto e per quello che sognavamo di vivere». Don Renato Sacco, voce storica di Pax Christi e amico personale di Fasulo, ha ricordato il suo impegno civile, la sua amicizia sincera, e quella capacità di far dialogare mondi diversi. «Attilio – ha detto – ci aiutava a credere che un mondo più umano è possibile. Lo diceva anche in pubblico: ‘Non voglio mandare il mio cervello in soffitta né chiudere gli occhi o la bocca’. Ci lascia i suoi sogni e i suoi pensieri, come un’eredità da custodire».
Tra gli interventi anche quello di Michela Cella, referente provinciale dell’ANPI, che ha ricordato Attilio come un «partigiano della giustizia sociale», una figura capace di incarnare lo spirito della Resistenza nei tempi moderni: «Bella ciao, Attilio del nostro cuore – ha detto – sei stato coerente, concreto, deciso, ma anche gentile e ironico. Un esempio raro, un amico che sapeva trasformare l’amarezza in forza. Ti saluto con l’abbraccio di chi ti ha visto camminare sempre dalla parte giusta».
E così, in via Mameli, questa mattina, non si è celebrato solo un funerale. Si è celebrata una vita piena, coerente, vissuta in prima linea. Una vita che continuerà a risuonare nei gesti di chi lo ha conosciuto, nelle lotte che continueranno in suo nome, e nei sorrisi di chi, come lui, crede ancora che la giustizia sociale e la lotta sindacale siano una cosa seria.