Una vita da reclusa fra botte e insulti: ex marito condannato a 2 anni e 7 mesi

La vittima, una donna tunisina di 35 anni, si era decisa a denunciare dopo essere finita in ospedale

Segregata in casa senza possibilità di vedere e frequentare persone diverse dai propri famigliari, e con precise indicazioni anche sul modo di vestire. E poi insulti, schiaffi, calci, tirate di capelli. Una storia di violenze casalinghe quelle raccontate da donna di origine tunisina di 35 anni, residente a Novara, che il 26 maggio 2018 ha denunciato il marito.

Ora l’uomo, A.M., 37 anni, anche lui abitante nel capoluogo, per quei fatti è stato condannato a 2 anni e 7 mesi di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni, con la revoca della condizionale per una precedente sentenza del 2022. Il giudice ha escluso l’aggravante della presenza di minorenni agli episodi di vessazione raccontanti, che invece veniva contestata dalla procura. Il pm aveva chiesto 2 anni e 4 mesi; il difensore aveva puntato sull’assoluzione per mancanza di prove. Scontato l’appello.

Due anni di sofferenze fisiche e psicologiche quelle che la moglie, ricoverata il giorno della denuncia con un trauma cranico per le botte ricevute, ha raccontato alle forze dell’ordine: «Mi controllava in ogni spostamento e pretendeva da me una reperibilità continua». Lei non poteva stringere amicizie con vicini di casa o altre persone, a meno che non fossero del nucleo familiare o non fossero passate sotto l’attento monitoraggio da parte dell’uomo.

Nel periodo delle feste di Pasqua del 2018 una delle aggressioni più pesanti fra quelle da lei denunciate: il marito, così ha raccontato la vittima, dopo un bel po’ di insulti l’aveva presa a pugni e calci tappandole la bocca con una mano, in modo che non potesse urlare ed essere sentita dai vicini. Poche settimane dopo un’altra aggressione particolarmente violenta, che l’aveva costretta al ricovero in ospedale, da dove era stata poi dimessa con una prognosi di 14 giorni. In quella occasione aveva detto «basta» ai soprusi casalinghi.  

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Una vita da reclusa fra botte e insulti: ex marito condannato a 2 anni e 7 mesi

La vittima, una donna tunisina di 35 anni, si era decisa a denunciare dopo essere finita in ospedale

Segregata in casa senza possibilità di vedere e frequentare persone diverse dai propri famigliari, e con precise indicazioni anche sul modo di vestire. E poi insulti, schiaffi, calci, tirate di capelli. Una storia di violenze casalinghe quelle raccontate da donna di origine tunisina di 35 anni, residente a Novara, che il 26 maggio 2018 ha denunciato il marito.

Ora l’uomo, A.M., 37 anni, anche lui abitante nel capoluogo, per quei fatti è stato condannato a 2 anni e 7 mesi di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni, con la revoca della condizionale per una precedente sentenza del 2022. Il giudice ha escluso l’aggravante della presenza di minorenni agli episodi di vessazione raccontanti, che invece veniva contestata dalla procura. Il pm aveva chiesto 2 anni e 4 mesi; il difensore aveva puntato sull’assoluzione per mancanza di prove. Scontato l’appello.

Due anni di sofferenze fisiche e psicologiche quelle che la moglie, ricoverata il giorno della denuncia con un trauma cranico per le botte ricevute, ha raccontato alle forze dell’ordine: «Mi controllava in ogni spostamento e pretendeva da me una reperibilità continua». Lei non poteva stringere amicizie con vicini di casa o altre persone, a meno che non fossero del nucleo familiare o non fossero passate sotto l’attento monitoraggio da parte dell’uomo.

Nel periodo delle feste di Pasqua del 2018 una delle aggressioni più pesanti fra quelle da lei denunciate: il marito, così ha raccontato la vittima, dopo un bel po’ di insulti l’aveva presa a pugni e calci tappandole la bocca con una mano, in modo che non potesse urlare ed essere sentita dai vicini. Poche settimane dopo un’altra aggressione particolarmente violenta, che l’aveva costretta al ricovero in ospedale, da dove era stata poi dimessa con una prognosi di 14 giorni. In quella occasione aveva detto «basta» ai soprusi casalinghi.  

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