Il 12 aprile mi sono chiesta se esista il destino o il coraggio di fare delle scelte che capovolgono il corso della nostra vita. L’affinità e l’amore umano, fatti di relazione e di distanza, di vicinanza e di distacco, di parole e di silenzio sono realtà troppo complicate e profonde per essere descritte in termini umani e ingabbiate in schemi consueti.

Franco Fortini sa scegliere le parole giuste per celebrare l’amore che dura nel tempo.

L’edera
Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti,
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.

Senza turbamento non so guardarla.
La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente, alterazioni invisibili.
Come se non vent’anni ma molti secoli
fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.

Pure, solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore.

F. Fortini. Una volta per sempre,1963

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L’edera

Il 12 aprile mi sono chiesta se esista il destino o il coraggio di fare delle scelte che capovolgono il corso della nostra vita. L’affinità e l’amore umano, fatti di relazione e di distanza, di vicinanza e di distacco, di parole e di silenzio sono realtà troppo complicate e profonde per essere descritte in termini umani e ingabbiate in schemi consueti.

Franco Fortini sa scegliere le parole giuste per celebrare l’amore che dura nel tempo.

L’edera
Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti,
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.

Senza turbamento non so guardarla.
La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente, alterazioni invisibili.
Come se non vent’anni ma molti secoli
fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.

Pure, solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore.

F. Fortini. Una volta per sempre,1963

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