Profondo cordoglio ha suscitato anche a Novara nell’ambiente dell’hockey pista e non solo la notizia dell’improvvisa scomparsa avvenuta ieri di Mario Aguero. Autentico fuoriclasse nella disciplina dei pattini e bastoni, Aguero era nato in Argentina il 25 giugno 1957. Dotato di mezzi fisici possenti, si era fatto conoscere agli sportivi all’inizio degli anni ’80 per la sua tecnica e la sua particolare grinta, guidando la sua Nazionale biancoceleste alla conquista del titolo mondiale proprio all’ombra della Cupola in occasione della rassegna iridata del 1984, che vide la “seleccion” biancoleste beffare proprio gli azzurri patroni di casa.
A livello di campionato italiano memorabili rimanngono i sui “duelli” a distanza con l’Hockey Novara, in particolare il lungo braccio di ferro nella stagione 1987-’88 quando, nelle vesti giocatore – allenatore del Roller Monza, contese fino all’ultimo lo scudetto alla squadra dei Parasuco, Colamaria, Dal Lago, Amato…
Abbandonata l’attività a causa di un incidente gioco (rischio di compromettere parte della vista quando una fortuita bastonata lo colpì a un occhio), si calò completamente nelle vesti di tecnico, ma soprattutto di talent scout nella zona di San Juan. A Novara tornava ogni tanto per salutare amici e sportivi e all’inizio della stagione 2022-’23 era stato chiamato dalla dirigenza dell’Azzurra a guidare la squadra in A2.
La sua collaborazione con il club guidato da Roberto Scacchetti (che oggi lo ricorda come una «persona davvero speciale») si interruppe dopo qualche mese, ma ormai erano state gettate le basi per la promozione della squadra nella massima serie, conquistata poi con Paolo Campanati.
A Novara lo si era visto l’ultima volta nel settembre dello scorso anno proprio in occasione dei Mondiali, dove aveva visto la sua Argentina cedere nella finalissima davanti alla Spagna. “Con Mario nel suo percorso all’Azzurra era nata un’amicizia sincera – ha dichiarato in una nota il vicesindaco e assessore allo Sport del Comune di Novara, Ivan De Grandis – Oggi se ne va un amico e un grande uomo di sport, ma soprattutto una persona che ha lasciato un segno umano profondo in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo”.