A Trecate la politica ha smesso di essere soltanto cronaca amministrativa ed è diventata da tempo una questione di potere interno, di legittimazioni contendibili e di simboli usati come armi. Il punto di rottura è arrivato il 13 giugno, quando il sindaco Federico Binatti, ormai ex, viene sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, con Fratelli d’Italia – il suo partito – nel ruolo di protagonista. Un atto politico preciso, non un incidente di percorso.
Il detonatore è il congresso cittadino di Fratelli d’Italia di qualche giorno prima: undici tesserati, divisi in due blocchi contrapposti: da un lato il vicesindaco Rossano Canetta, segretario politico; dall’altro l’area riconducibile all’allora sindaco. Una frattura che non resta interna, ma che produce l’effetto più dirompente possibile: la caduta del primo cittadino per mano della sua stessa maggioranza.
Da quel momento in avanti, più che una crisi di governo locale, si è aperta una contesa di forza. Dall’estate il simbolo di Fratelli d’Italia viene esibito, rivendicato, portato in piazza, mentre dal livello provinciale del partito non arriva alcuna presa di posizione. Un silenzio totale. E quando un partito tace mentre il proprio simbolo viene utilizzato in modo disinvolto e plurale, la prima domanda non è polemica ma politica: Fratelli d’Italia a Trecate è ancora un soggetto organizzato o è diventato un campo aperto, contendibile, privo di un centro decisionale riconoscibile?
Nel frattempo l’intero centrodestra – lo stesso che aveva sostenuto Binatti per due mandati – ha preso progressivamente le distanze. Tuttavia, ad occupare lo spazio pubblico è stata più volte l’ex assessora Rosa Criscuolo, figura politicamente legatissima all’ex sindaco, che ha assunto un ruolo di frontwoman: interviene, attacca, rilancia. Lo fa talvolta come esponente di Fratelli d’Italia, talvolta sotto una nuova sigla, “La Trecate che vogliamo”. Altre domande: cos’è esattamente? Una lista civica? Uno spin-off di FdI? Un’area di transizione in attesa che qualcuno da Roma o da Torino decida cosa fare?
È qui che il quadro si fa meno leggibile e più rivelatore. Perché mentre Criscuolo presidia la scena, il livello politico che dovrebbe chiarire resta muto. Nessuna risposta, nessuna indicazione sul futuro, nessuna parola definitiva. Nemmeno da lei stessa. Le domande si accumulano: sarà candidata sindaca? Ha il sostegno del centrodestra? O sta costruendo un percorso autonomo? E soprattutto: con quale autorizzazione politica all’uso del simbolo?
Intanto Fratelli d’Italia, a livello provinciale, osserva – ammesso che osservi – senza intervenire. Altre domande: è una scelta strategica? Una difficoltà a ricomporre? O l’imbarazzo di dover spiegare come un partito possa sfiduciare un sindaco e, allo stesso tempo, lasciare che quel sindaco continui a muoversi sotto le sue insegne? Quando un simbolo diventa contendibile nel silenzio generale, la questione non è più locale: è una questione di rappresentanza.
Tutte queste domande non sono esercizi retorici. Sono le stesse che abbiamo cercato di porre a Fratelli d’Italia, a livello cittadino e provinciale, nel corso degli ultimi mesi. Tentativi di contatto che non hanno prodotto risposte pubbliche né chiarimenti ufficiali. Fa eccezione, bisogna riconoscerlo, per l’ex sindaco Binatti. Per il resto, il partito non ha ritenuto di esprimere una posizione riconoscibile. Un’assenza che, in una fase come questa, diventa essa stessa un dato politico.
E ora il quadro si complica ulteriormente dopo le dichiarazioni di Roberto Minera, che si propone come candidato sindaco unitario del centrodestra. Lega e Forza Italia aprono alla possibilità, Fratelli d’Italia non si esprime. A farlo, con toni durissimi, è proprio Binatti che attacca Minera attraverso un comunicato dai contenuti inusualmente aggressivi, accusandolo di «arroganza politica» e chiamando in causa anche i suoi «principali sponsor Capoccia e Bricco». Un intervento che segna un ulteriore scarto: non più una dialettica tra partiti, ma uno scontro personale che avviene fuori da qualsiasi cornice di coalizione.
Più che una crisi amministrativa, a Trecate è in corso una contesa identitaria e di potere, combattuta a colpi di comunicati, silenzi e occupazione simbolica dello spazio pubblico. Non è più una coalizione, non è ancora una scissione. È un vuoto politico. E in politica i vuoti non restano tali a lungo: vengono riempiti, spesso nel modo meno ordinato possibile.







