Il centrodestra si ricompatta e cala l’asso: sarà Marco Caccia, attuale sindaco di Romentino ed esponente di Fratelli d’Italia, il candidato unitario alla presidenza della Provincia di Novara per le elezioni di secondo livello del prossimo 14 settembre. Un nome che arriva al termine di un confronto sereno – almeno nella versione ufficiale – tra le forze della coalizione, ma che in realtà rappresenta il frutto di un delicato lavoro di equilibri e concessioni interne tra i tre principali partiti: FdI, Lega e Forza Italia.
Caccia, sindaco moderato e ben radicato sul territorio, è riuscito a raccogliere un consenso trasversale non solo all’interno del suo partito. Il suo profilo è infatti considerato “conciliatore” anche dagli alleati centristi: lo stesso segretario provinciale di Forza Italia Diego Sozzani, durante l’ultima conferenza stampa, aveva affermato che se il nome fosse stato il suo, da parte azzurra non ci sarebbero stati ostacoli e che non sarebbero arrivate proposte alternative. Così è stato. La candidatura è arrivata senza strappi, a testimonianza della volontà del centrodestra di mostrarsi compatto in una fase politica in cui l’unità, specie sui territori, fa ancora la differenza.
FdI incassa la Provincia, ma la Lega – che ha lasciato campo libero agli alleati meloniani – potrebbe in realtà guardare molto più avanti: il partito di Salvini, secondo alcuni, avrebbe volutamente rinunciato a una partita considerata politicamente poco influente, in vista di un obiettivo più strategico. Ovvero le elezioni comunali del 2027 a Novara, dove potrebbe rivendicare la candidatura alla guida del capoluogo.
Un’apparente armonia, dunque, che potrebbe nascondere calcoli ben più strutturati. Non è escluso che quella emersa nelle ultime ore sia una tregua tattica più che un equilibrio consolidato.
È qui che il nome di Sergio Bossi, sindaco di Borgomanero e inizialmente tra i papabili alla candidatura, potrebbe rientrare in gioco. Secondo alcuni osservatori, non aver puntato ora alla presidenza sarebbe una scelta tattica: se le riforme dovessero concretizzarsi in tempi brevi, Bossi potrebbe candidarsi direttamente alle prossime elezioni provinciali con un mandato pieno, scelto dagli elettori. In questo scenario, Caccia potrebbe essere l’ultimo presidente provinciale “di secondo livello”, eletto cioè da sindaci e consiglieri comunali, come prevede ancora l’attuale legge.
Sul fronte opposto, il centrosinistra non ha ancora ufficializzato alcuna candidatura, ma i contatti si intensificano. Tra i nomi che circolano nei corridoi politici ci sono figure ben radicate nei rispettivi territori: Massimo Stilo, sindaco di Castelletto Ticino, reduce da una festa dell’Unità con ospite Stefano Bonaccini; Alberto Cantone, sindaco di Galliate e vincitore al primo turno in uno dei Comuni più grandi della provincia. Ma anche Giuliano Pacileo, sindaco di Cameri da due mandati, espressione di un campo larghissimo che potrebbe attrarre consensi anche al di fuori del perimetro tradizionale del centrosinistra. Il suo profilo, secondo alcuni, potrebbe persino intercettare voti da consiglieri civici o moderati delusi dal centrodestra.