C’è un bambino che si chiama Nenè. Abita a Porto Empedocle, in Sicilia, in una casa che odora di mare, polvere e storie. Ha gli occhi pieni di meraviglia e una nonna, Elvira, che invece di raccontargli fiabe lo prende per mano e lo porta oltre lo specchio. È così che comincia “Nenè nel paese delle magarìe”, il nuovo libro per ragazzi di Alessandro Barbaglia, che lunedì 23 giugno alle 18 sarà presentato all’Arengo del Broletto, nel programma del Circolo dei lettori, in occasione dei 100 anni dalla nascita di Andrea Camilleri.
Un libro per ragazzi, certo. Ma soprattutto un libro per chi ha ancora dentro lo stupore del primo sguardo e la voglia di inseguire le parole come si inseguono le lucciole. Una storia illustrata con grazia e profondità da Alessandro Sanna, che si muove leggera tra i ricordi e le invenzioni, tra la realtà e il sogno, là dove Camilleri ha sempre abitato con la sua scrittura.
«Ho scritto un libro spericolato – racconta Barbaglia – per bambini, perché i bambini sono spericolati. È il tentativo di raccontare l’infanzia di Andrea Camilleri, quella dai 6 ai 12 anni. Quando viveva nella casa di campagna di nonna Elvira, una donna che era un incrocio tra una fata e una maestra. Fu lei a insegnargli a leggere, a scrivere, a volare. Leggendogli Alice nel paese delle meraviglie, gli ha aperto la porta della fantasia. E Nenè, senza ancora saperlo, era già Camilleri.»
“Magarìa” è parola siciliana che vuol dire incanto, stregoneria buona, trucco di magia. E le pagine di questo libro ne sono piene: personaggi che sembrano usciti da un romanzo del commissario Montalbano, luoghi che profumano di zagara e di carta inchiostrata, e un tempo sospeso in cui si annida il seme di ciò che saremo. Perché, dice Barbaglia, «mi piace indagare le infanzie dei grandi scrittori. È lì che si trovano gli indizi – direbbe proprio Montalbano – di ciò che diventeranno».
“Nenè nel paese delle magarìe” è un omaggio tenero e immaginifico a un uomo che ha insegnato a milioni di lettori l’arte di raccontare e di vedere il mondo con occhi diversi. Ma è anche una carezza all’infanzia di ognuno, quella parte di noi che forse abbiamo dimenticato ma che, tra le righe di un libro così, torna a farsi sentire. Con la voce roca del nonno, il profumo del pane caldo, e la magia semplice di una storia ben raccontata.