La piazza del castello di Galliate ospita la prima edizione del “Festival del 1° Maggio”, in programma domani. Un’iniziativa nuova, pensata dai giovani e rivolta ai giovani. Un festival che prende vita nel cuore della festa dei lavoratori, ma con uno sguardo tutto contemporaneo: «Lucido, critico, e profondamente umano – afferma l’assessore alle Politiche giovanili, Alessandro Basile -. Perché oggi parlare di lavoro significa anche parlare di sogni, incertezze, passioni e diritti. Significa chiedersi dove stiamo andando, e con chi. “Do what you love – Fai quello che ami!” è il motto che abbiamo scelto per questa giornata speciale. Una frase semplice, forse abusata, ma che oggi vogliamo risignificare: non come un mantra individualista, ma come un invito collettivo a costruire un mondo del lavoro più giusto, più dignitoso, più libero. Un mondo in cui poter davvero scegliere il proprio futuro, e non subirlo».
Secondo l’assessore «l’obiettivo è creare uno spazio di riflessione, confronto e condivisione sulle grandi sfide del lavoro contemporaneo: la precarietà diffusa, la mancanza di tutele, le basse retribuzioni, ma anche la voglia di riscatto e la creatività con cui tanti giovani provano a reinventarsi ogni giorno».
Il programma del Festival si divide in due momenti principali:
- Dibattito pubblico (ore 17:00 – 19:30):
Un dialogo aperto e plurale, con la partecipazione di scrittori, rappresentanti sindacali, giovani lavoratori, realtà associative del territorio e personalità che ogni giorno si confrontano con il mondo del lavoro. Uno spazio per raccontare, ascoltare, immaginare alternative. - Intrattenimento musicale (ore 19:30 – 24:00):
La giornata prosegue in un clima di festa, con le esibizioni live di band emergenti. Perché anche la musica è un lavoro, un sogno, una voce.
A completare l’esperienza del festival ci saranno aree ristoro (anche gluten free), stand di creazioni artigianali e spazi dedicati all’iniziativa della sartoria sociale dell’Associazione VEGA di Galliate. Un modo per valorizzare l’intraprendenza, l’autoproduzione, il lavoro che nasce fuori dai circuiti tradizionali del mercato.
Ogni partecipante riceverà un biglietto con una semplice domanda – “Come immagini il futuro del lavoro?” – da completare con poche parole. I pensieri più significativi verranno letti durante il festival. Perché ogni voce conta. Ogni visione può essere un punto di partenza.
«Il lavoro non è più quello di vent’anni fa – aggiunge Basile -. Non esistono più certezze, né strade tracciate. Anche solo parlare di “carriera” sembra spesso un privilegio per pochi. In un mondo pieno di instabilità, è normale che i giovani sentano smarrimento. Ma non possiamo lasciarli soli».