Due serate consecutive, due linguaggi teatrali agli antipodi, un’unica rassegna: Le Notti di Cabiria conferma la sua vocazione alla contaminazione culturale con una doppietta di spettacoli che porta il pubblico dal cuore dell’Europa alle cucine del mondo, passando per i classici di Shakespeare e un forno a microonde.
Giovedì 10 luglio alle 21.30 nel Giardino del Museo Faraggiana) la scena si fa internazionale con “Essere o non essere” di e con Luca Franceschi, produzione Théâtre Creanova di Bruxelles. Vero globetrotter del teatro, con oltre quarant’anni di carriera tra Europa, Asia e Americhe, Franceschi propone un vertiginoso e ironico omaggio al Bardo, cucendo insieme i monologhi più celebri – da Amleto a Macbeth – in un flusso ininterrotto di emozione, comicità e crisi creativa. Sul palco, l’attore tenta l’impresa impossibile di racchiudere Shakespeare in un unico personaggio, in un gioco metateatrale che racconta, dall’interno, il tormento e l’incanto del “fare teatro”. Un viaggio intimo e universale, reso ancora più intenso dalle scenografie di Stefano Perocco, i costumi di Rosalba Magini e le luci di Loredana Oddone.
Il giorno seguente, venerdì 11 luglio alle 21 nel Giardino di Palazzo Natta, cambia completamente tono e pubblico con “Come cucinare uno smartphone (e altre ricette esplosive)”, nuova produzione tout public di Cabiria Teatro, consigliata dai 5 anni in su. Sostenuto da Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto “Stagelife. Il palcoscenico della vita”, lo spettacolo – con Elena Ferrari e Mariano Arenella, per la regia della stessa Ferrari e drammaturgia di Maurizio Patella – è un concentrato di immaginazione, ironia e tecnologia. Una mamma negata ai fornelli e un figlio curioso si ritrovano a cucinare uno smartphone al posto dei biscotti della fortuna, dando inizio a un’avventura attraverso i libri della preistoria e delle cucine del mondo. Marionette bidimensionali, videoproiezioni e una messinscena vivace trasformano una semplice cena in un viaggio che racconta – con leggerezza e profondità – l’importanza del tempo condiviso e il valore della diversità culturale.