Slow Food lancia una nuova rete del riso. Si chiama Slow Rice e rappresenta un passo concreto verso una risicoltura “buona, pulita e giusta”, fondata sull’agroecologia come alternativa alla produzione intensiva che consuma ambiente e biodiversità. Il manifesto di Slow Rice è stato presentato ufficialmente in occasione degli Stati Generali del Riso e nasce dal lavoro condiviso delle Condotte Slow Food di Vigevano e Lomellina, Vercelli, Colline Novaresi e Novara, insieme ad agronomi e produttori impegnati per una nuova etica del riso.
Dalla monocoltura alla biodiversità
L’obiettivo è ambizioso: restituire qualità alla terra e all’acqua, riportare la biodiversità nelle risaie, superare la logica della monocoltura e ridare dignità e senso al lavoro agricolo. Un progetto che nasce dal basso, da comunità locali che hanno creduto nella possibilità di un altro modello produttivo.
A introdurre il progetto è stato Domenico Bernascone, portavoce della Comunità Slow Food per la Valorizzazione del Riso Razza 77, durante l’ultima edizione di ExpoRice a Palazzo Borsa a Novara:v«È possibile produrre riso in maniera sostenibile, virtuosa e rispettosa dell’ambiente? Slow Food dice sì. Grazie al lavoro congiunto delle Condotte delle terre del riso piemontesi e lombarde, una risicoltura buona, pulita e giusta è ora possibile per tutti. Stiamo finalmente andando verso Slow Rice, un grande progetto che vedrà presto la luce e a cui guardiamo con entusiasmo e speranza».
Oltre il biologico: l’agroecologia come orizzonte
Slow Rice intende partire dal biologico per spingersi oltre, accogliendo diversi metodi di coltivazione e stimolando sempre più produttori ad adottare un approccio agroecologico. Il manifesto della rete punta anche a salvaguardare il patrimonio italiano di varietà di riso e le tradizioni gastronomiche locali, a tutelare la biodiversità vegetale e animale, a valorizzare paesaggi, tecniche e saperi legati alla risicoltura.
La rete vuole essere un luogo di confronto e promozione per le aziende risicole già impegnate in percorsi virtuosi e per quelle che vorranno intraprenderli. Non solo produttori, ma anche tutti gli attori della filiera del riso che si riconoscono nei principi di sostenibilità e responsabilità ambientale. Alcune delle aziende aderenti saranno proprio novaresi, a testimoniare il ruolo chiave del territorio nel nuovo progetto.
Le terre del riso piemontesi e lombarde in prima linea
«Il riso è il cibo del mondo – ha ricordato Massimo Carlotto, presidente della Condotta Slow Food delle Colline Novaresi – è il cereale più consumato al mondo, con una diffusione enorme in Asia, America Latina e Africa. L’Italia è il principale produttore europeo, e oltre il 90% del riso nazionale si coltiva tra Piemonte e Lombardia. Siamo orgogliosi di essere tra le sedi fondatrici di questo movimento».
«La bellezza e la forza di Slow Rice hanno basi solide – ha aggiunto Luca Platini, segretario e coordinatore delle comunità per la Condotta delle Colline Novaresi – la sua identità nasce anche sui nostri territori, da pratiche condivise da una comunità di donne e uomini che hanno scelto di mettersi in gioco per un’agricoltura migliore».
Turismo lento e alleanze territoriali
Alla presentazione ha partecipato anche Maria Rosa Fagnoni, consigliera novarese di ATL Terre dell’Alto Piemonte, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra enti pubblici e privati per il futuro del territorio: «Grazie al lavoro congiunto di ATL, Camera di Commercio, Provincia di Novara, Amministrazioni comunali, Slow Food, Pro Loco, Consorzi di tutela e Confederazioni agricole, abbiamo raggiunto importanti traguardi e molti altri ci attendono. Il recente Distretto del Cibo Novara e Laghi ne è la prova: tra i suoi obiettivi ci sono la salvaguardia del paesaggio, la riduzione dell’impatto ambientale e la promozione di una filiera sostenibile».
Con Slow Rice, il Nord Italia – e in particolare le province di Novara, Vercelli e Pavia – si candidano a essere laboratorio di un nuovo modello di risicoltura, capace di unire qualità, rispetto ambientale e innovazione sociale. Una sfida che parla al futuro, ma che nasce dalle radici più autentiche delle terre del riso.