«La sanità piemontese dovrebbe farsi un esame di coscienza. E non parlo solo di me, ma di tutti quelli che un servizio, così com’è oggi, non lo ricevono. È un non-servizio». Così si apre lo sfogo durissimo di Maurizio Gavioli, ex consigliere comunale di Novara, ex presidente di quartiere e oggi referente del movimento Patto per il Nord. Uno sfogo che corre veloce sui social, accompagnato da due immagini eloquenti: la schermata del CUP che offre un appuntamento per un ecodoppler nel 2026, tra il 3 e il 13 agosto, per una prestazione richiesta con urgenza.
Gavioli, oggi in pensione, denuncia una situazione che tocca migliaia di piemontesi: nel solo bimestre giugno-luglio ha dovuto affrontare spese mediche per quasi 800 euro, pagate di tasca propria per accedere a visite ed esami in tempi ragionevoli. «Soldi sottratti alla mia pensione, non certo a un fondo di riserva», scrive, puntando il dito contro l’incapacità del sistema sanitario pubblico di garantire la tempestività che molte condizioni di salute richiedono.
Un paradosso per chi, come lui, ha lavorato e contribuito per decenni al mantenimento del welfare, credendo in un sistema che, almeno in teoria, dovrebbe proteggere i cittadini nel momento del bisogno. Ma che invece – come dimostra l’ecodoppler prenotabile tra quasi un anno – si arena su liste d’attesa infinite, agende chiuse e tempi incompatibili con ogni logica di prevenzione o diagnosi precoce.
«Credo sia inutile segnalarlo – aggiunge con amarezza – perché conoscete benissimo la situazione. Così come, benissimo, la ignorate».
E infine, un grido che è insieme denuncia e appello morale rivolto a chi gestisce la sanità pubblica piemontese:
«Vergognatevi. Sinceramente: vergognatevi».