L’investimento più atteso degli ultimi anni per il novarese – i 3,2 miliardi di euro del colosso asiatico Silicon Box per realizzare ad Agognate, uno dei più avanzati impianti europei dedicati all’assemblaggio e al packaging dei microchip – sembra procedere con passo più incerto del previsto. Secondo fonti qualificate, infatti, nell’iter autorizzativo si starebbero accumulando alcune criticità tecniche, mentre sembrerebbero permanere interrogativi sulla solidità finanziaria del progetto, a fronte di una partecipazione pubblica prevista pari al 30% dell’investimento, cioè 1,3 miliardi di euro.
La procedura individuata dal Governo per sostenere il progetto è quella del contratto di sviluppo, gestito da Invitalia. È proprio qui che sarebbero emerse le prime perplessità: la dimensione dell’investimento, tra i più grandi mai presentati in Italia in ambito manifatturiero e il livello di partecipazione al rischio da parte di Silicon Box, ritenuto un elemento cruciale per autorizzare l’erogazione della quota pubblica.
In parallelo, il gruppo di Singapore sarebbe alle prese con un ulteriore round di raccolta fondi necessario a chiudere la parte privata dell’operazione. Secondo quanto trapelato, l’azienda avrebbe però già ottenuto 650 milioni di dollari da un gruppo di investitori internazionali di primissimo piano: Lam Research (Stati Uniti), TDK (Giappone) e Tata Industries (India).
Tutte queste incertezze hanno spinto i consiglieri del Partito Democratico – a livello regionale e comunale – a presentare due interrogazioni distinte. In Regione, la risposta è arrivata questa mattina dall’assessore allo Sviluppo Economico Andrea Tronzano, che ha confermato l’esistenza di un’istruttoria in corso: «È in corso un approfondimento sullo strumento amministrativo utilizzato per veicolare l’aiuto da 1,3 miliardi. Il contratto di sviluppo prevede la verifica di una serie di condizioni: per questo sono in atto da settimane interlocuzioni tra Silicon Box, Ministero e Invitalia per individuare le soluzioni necessarie alla stipula».
Una posizione prudente, che riconosce di fatto che l’iter non è ancora chiuso e che servono ulteriori verifiche tecniche prima di procedere. Nonostante i rallentamenti, la Regione Piemonte e il Comune di Novara ribadiscono che l’investimento è considerato strategico a livello nazionale ed europeo, anche alla luce del via libera già arrivato dalla Commissione europea, che ha riconosciuto il progetto come funzionale alla sicurezza e all’autonomia tecnologica dell’Europa nel settore dei semiconduttori.
Il sindaco Alessandro Canelli, nominato a giugno commissario straordinario per l’operazione, conferma che il ruolo degli enti locali è di monitoraggio, non di gestione diretta: «È una procedura seguita dal Ministero e da Invitalia con Silicon Box. Non la gestiamo noi direttamente, anche se veniamo aggiornati. Restiamo in attesa». Sarà lui a rispondere in consiglio comunale all’interrogazione presentata dal Pd.
Alla luce delle spiegazioni rese in aula, il consigliere regionale Domenico Rossi non si dice soddisfatto: «La risposta dell’assessore non chiarisce le criticità né rassicura sui possibili ritardi. Anzi, conferma che è in corso un’istruttoria per verificare i parametri del contratto di sviluppo. Non possiamo permetterci incertezze su un investimento strategico per il futuro del territorio».
L’impianto previsto ad Agognate – dichiarato di preminente interesse strategico nazionale dal Consiglio dei Ministri il 27 settembre 2024 – promette 1.600 posti di lavoro diretti dal 2028 e un impatto economico senza precedenti per il Novarese.
Proprio per questo, ogni rallentamento viene letto con crescente attenzione dai territori, mentre la macchina amministrativa prova a sciogliere gli ultimi nodi per non perdere un’opportunità ritenuta cruciale a livello sovranazionale.




