Clima teso tra i sindacati sulla trattativa in corso con Esselunga per il futuro del Centro di Lavorazione del Pesce di Biandrate. Dopo la presa di posizione della Fisascat Cisl, che nei giorni scorsi aveva denunciato la mancata applicazione dell’accordo sottoscritto con l’azienda (annunciando anche possibili azioni legali), arrivano oggi le repliche delle altre due sigle sindacali coinvolte nel confronto: Filcams CGIL e Uiltucs UIL, che si dicono «sconcertate» per le dichiarazioni della Fisascat e accusano apertamente quest’ultima di aver di fatto bloccato il percorso di rinnovo dell’intesa scaduta lo scorso 31 maggio.
«È doveroso chiarire – spiegano Stella Cepile, Filcams CGIL Novara Vco, e Lucia Di Iorio, Uiltucs Uil – che Filcams e Uiltucs rappresentano circa il 70% dei lavoratori coinvolti nel sito produttivo. Le posizioni espresse fino a oggi sono frutto del mandato ricevuto dai lavoratori stessi, attraverso un percorso democratico condiviso con le rappresentanze sindacali aziendali. Questo è ciò che intendiamo quando parliamo di rappresentanza e partecipazione».
Nel merito, le due sigle accusano la Fisascat di impedire, con la propria posizione, la firma di una proroga dell’accordo: «Fisascat – scrivono – è perfettamente a conoscenza del fatto che l’intesa potrebbe essere rinnovata immediatamente. Tuttavia, si oppone all’inserimento della scadenza anche per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, impedendo così il proseguimento dell’iter». Il nodo centrale sarebbe proprio la richiesta di legare la scadenza dell’accordo anche al modello organizzativo, «che – sottolineano Cepile e Di Iorio – ha conseguenze economiche rilevanti per le lavoratrici e i lavoratori».
In base a quanto riportato da Filcams e Uiltucs, l’azienda si sarebbe detta disponibile a prorogare l’accordo inserendo anche l’organizzazione del lavoro tra le materie in scadenza, con l’impegno a proseguire il confronto a settembre, quando si affronterà la definizione dei trattamenti economici ancora in sospeso. «Ciò che non possiamo accettare – spiegano – è che si pretenda di congelare unilateralmente l’organizzazione del lavoro, rimandando indefinitamente il tema economico. La richiesta di legare i due aspetti è stata avanzata congiuntamente da tutte le parti sindacali, almeno inizialmente».
Le due sigle tengono infine a ribadire che non è in discussione il modello organizzativo dei cinque giorni lavorativi, ma che è «volontà precisa dei lavoratori affrontare in modo congiunto tutte le questioni contrattuali, specie quelle con un impatto diretto sulle condizioni economiche delle persone impiegate nel sito».
«La trattativa non è chiusa – concludono Cepile e Di Iorio –. Al contrario, auspichiamo che possa riprendere su basi costruttive a partire da settembre, superando logiche di divisione che non giovano né ai lavoratori né al dialogo sindacale».