E’ partito tutto con uno schiaffo. Lei pensava a un episodio isolato. Non lo aveva nemmeno raccontato ai famigliari o agli amici, perché continuava a ripetere: «Cambierà». Ma a quello schiaffo ne erano seguiti altri, e poi minacce, vessazioni di ogni tipo. Non le aveva mai volute denunciare, per vergogna. Quando c’era qualche discussione, dopo le percosse andava dai genitori per un po’, così da far calmare gli animi. Arrivata a un certo punto, però, non ce l’ha più fatta a subire ed è andata dai carabinieri.
La denuncia della donna, presentata nel 2017 per fatti avvenuti prima vicino in un paesino sulle colline del Cusio e poi a Pombia, hanno portato alla condanna dell’ex compagno T.C., quarantaquattrenne oggi residente in altra provincia, a 2 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia.
Una pena di poco più elevata rispetto a quella chiesta dal pm, ovvero 2 anni, mentre il difensore aveva chiesto l’assoluzione ritenendo che i fatti potessero rientrare nell’ambito di un rapporto di coppia particolarmente teso, in cui però il marito non aveva prevaricato la moglie. La vittima, costituita parte civile, sarà risarcita dei danni. In aula lei ha confermato le accuse, ripercorrendo i fatti con grande fatica. Ha vissuto il periodo della convivenza con grande difficoltà dal punto di vista psicologico.















