È stato approvato sabato mattina, 2 agosto, durante la seduta del consiglio regionale l’emendamento che prevede l’aumento degli oneri per il diritto di escavazione in Piemonte e l’adeguamento biennale Istat. Si tratta di un aumento delle tasse per chi estrae materiale dal suolo sul territorio regionale: per sabbie e ghiaie si passa da 51 a 52 centesimi al metro cubo, per le pietre ornamentali da 85 centesimi a 1,02 euro al metro cubo e per argille, calcari e tutti gli altri minerali di cava da 57 a 59 centesimi a metro cubo.
Secondo il firmatario dell’emendamento, il consigliere del Pd Domenico Rossi si tratta di una vittoria parziale che conferma l’impianto di governo regionale che continua a colpire i cittadini più che i privilegi: «È un primo passo – ha spiegato Rossi – ma siamo ancora lontanissimi dai livelli di regioni come Veneto e Lombardia. Abbiamo ottenuto un risultato frutto di una dura opposizione in commissione e in consiglio, ma si poteva e doveva fare di più: se applicassimo i canoni della Lombardia guadagneremmo 4,8 milioni in più all’anno».
L’adeguamento degli oneri sull’estrazione, infatti, si inserisce nella discussione più ampia sul bilancio regionale e, in particolare, sull’aumento dell’Irpef per i cittadini piemontesi. Infatti, secondo quanto è emerso dalle relazioni discusse in consiglio e in commissione, il Piemonte conta oggi quasi 1,1 miliardi di euro di tasse regionali non riscosse: 325 milioni per il bollo auto, 423 milioni per l’IRAP e 307 milioni per l’addizionale Irpef. «Si chiedono sacrifici a lavoratori e pensionati aumentando l’Irpef, mentre si continuano a ignorare le proposte per far pagare chi ha fatto profitti grazie a condizioni favorevoli e non si porta avanti la lotta all’evasione fiscale», ha denunciato Rossi.
«Abbiamo presentato proposte per aumentare il gettito anche senza gravare sui cittadini – ha ricordato Rossi nel suo intervento – ma sono state tutte bocciate». Tra queste, la richiesta di ridurre le agevolazioni per chi utilizza materia prima vergine nel settore estrattivo e introdurre progressività nei canoni in base all’impatto ambientale e al volume di escavazione.
«Ancora una volta, secondo il consigliere, la destra ha scelto di difendere i grandi interessi a scapito dell’equità ha continuato il consigliere -. Chi utilizza materia prima vergine dovrebbe contribuire di più e avere uno stimolo concreto a investire sul riciclo. Ma la destra piemontese si conferma impermeabile ai temi della sostenibilità, così come alla giustizia sociale. La battaglia continua: vogliamo un Piemonte che non chieda sempre agli stessi di pagare il conto».