Nel pieno del dibattito sulle liste d’attesa e sull’efficacia delle prestazioni sanitarie extra-orario, si accende lo scontro politico in Regione. L’assessore alla Sanità, Federico Riboldi, dopo un’intervista rilasciata a La Voce, rivendica i risultati della sperimentazione lanciata per abbattere i tempi d’attesa: «Con un mese di anticipo abbiamo superato le 65.000 prestazioni extra-orario in tutto il Piemonte, ben oltre l’obiettivo iniziale di 50.000. Un risultato ottenuto grazie alla disponibilità di oltre 5.000 professionisti e operatori sanitari, e alla risposta positiva dei cittadini» afferma in una nota a firma anche del governatore Alberto Cirio.
Nel dettaglio, tra il 22 febbraio e il 25 maggio, all’ospedale Maggiore di Novara sono state erogate 2.843 prestazioni aggiuntive in orario serale e nei weekend. Tra queste, si segnalano: 442 prime visite cardiologiche con ECG, 336 ecocardiografie a riposo, 188 ecografie dell’addome completo e 167 ecodoppler dei tronchi sovraortici. Manca però il numero relativo alle ecografie tiroidee, e nella tabella diffusa dalla Regione non figurano prestazioni aggiuntive in dermatologia, colonscopia e interventi di cataratta, nonostante l’assessore le abbia menzionate tra le aree critiche sui tempi di attesa.
«I risultati ottenuti dalla sperimentazione – proseguono presidente e assessore – anche a livello di apprezzamento dei pazienti, ci inducono ora a un’attenta analisi delle prestazioni maggiormente critiche e lavorare su quelle. Per questo motivo sono già in corso interlocuzioni con i ministeri competenti per definire le forme di un rifinanziamento dell’iniziativa; che permetta non solo di proseguire ma anche di avviare azioni strutturate nel tempo. Questi sono fatti concreti, apprezzati a tutti i livelli: il resto sono polemiche inutili e propaganda».
Ma dall’opposizione arriva un secco altolà. Il consigliere regionale Domenico Rossi, già critico sul tema del trattamento degli infermieri coinvolti nella sperimentazione, ribatte: «Non esiste un “modello Piemonte”, come vorrebbero far credere Cirio e Riboldi, ma una semplice sperimentazione. Ed è bene chiamarla così, perché le risorse sono ancora del tutto insufficienti».
Secondo Rossi, il successo dell’iniziativa è stato possibile solo grazie all’ennesimo sacrificio degli operatori, «che continuano a lavorare sotto pressione, tra colleghi che se ne vanno e gettonisti sempre presenti». Da qui la proposta: «Si usino i soldi oggi destinati ai gettonisti per retribuire meglio il personale interno e passare davvero da una sperimentazione a un modello strutturato».
Infine, l’invito diretto a Riboldi: «Invece di polemizzare sui social, venga in commissione a riferire nel dettaglio su prestazioni, risorse impiegate e fondi richiesti al Ministero, inserendo questa sperimentazione nel contesto più ampio del disavanzo sanitario regionale».
Il confronto è solo all’inizio, ma il nodo è chiaro: la battaglia sulle liste d’attesa si gioca non solo con i numeri, ma anche – e soprattutto – con le risorse.