La linea ferroviaria Novara–Varallo, chiusa al traffico passeggeri dal 15 settembre 2014, è attualmente utilizzata solo per treni storici e merci nel tratto Novara–Romagnano Sesia. Nonostante gli annunci, il servizio regolare non è ancora ripreso, anche se si punta a riaprirlo entro il 2026. Nei giorni scorsi, in commissione Trasporti del consiglio regionale, Rfi e Trenitalia sono state ascoltate sui disservizi della rete piemontese. I consiglieri del Partito Democratico, Domenico Rossi e Simona Paonessa, hanno sollevato criticità su infrastrutture e ritardi, denunciando uno stato di degrado degli impianti e chiedendo una maggiore manutenzione
Tra i temi discussi, la riattivazione della Novara-Varallo: per tornare operativa servirebbero circa 44 milioni di euro, cifra confermata da Rfi, ma a oggi non sarebbe pervenuta nessuna richiesta formale da parte della Regione.
Secondo i dem, la linea «è fondamentale per rendere vitale la mobilità dei cittadini della Valsesia e della Valsessera. E’ uno degli argomenti preferiti della propaganda della destra, ma nulla si muove da anni nonostante gli annunci».
Da gennaio 2024 sono in corso lavori di ammodernamento: sostituzione travi, binari, adeguamenti infrastrutturali, con l’obiettivo di permettere un servizio regionale, includendo 13 corse giornaliere e collegamento diretto con Milano. Nei mesi scorsi Rfi ha stanziato circa 6,2 milioni e successivamente altri 1,4 per interventi tecnici, tra cui la galleria di Vanzone, con termine previsto per luglio di quest’anno. Parallelamente, a Varallo si stanno riqualificando la rimessa locomotive e strutture per ospitare uno spazio museale, con un ulteriore stanziamento di un altro milione di euro.
«Un collegamento atteso da troppi anni e che non può più aspettare – concludono Rossi e Paonessa -. Troppo spesso si parla, infatti, di spopolamento delle aree interne ma poi le azioni messe in campo dalla Regione sono pari a zero. Questo non è accettabile. Una rete ferroviaria più efficiente, accessibile e inclusiva rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Piemonte e dei suoi territori».