Irpef, stangata sul ceto medio: in Piemonte scatta l’aumento, sindacati sul piede di guerra

cianci
Cgil e Cisl: «Ennesimo colpo ai lavoratori». Il consigliere Rossi: «A pagare saranno ancora una volta i più fragili»

Sale la tensione in Piemonte sul recente provvedimento della giunta guidata da Alberto Cirio che prevede l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, misura che riguarda milioni di lavoratori dipendenti e pensionati della regione. Due tra le principali sigle sindacali piemontesi, Cisl e Cgil, hanno espresso dure critiche, sottolineando come la scelta sia iniqua e penalizzi soprattutto il ceto medio.

Il segretario generale della Cisl Piemonte, Luca Caretti, ha definito il provvedimento «iniquo e senza garanzia di riduzione futura». Caretti ha sottolineato come l’aumento colpirà in particolare le fasce di reddito tra 15mila e 50mila euro, escludendo però i redditi più alti, già tassati al massimo. «Si configura come una piccola patrimoniale per due anni sui redditi medio-bassi, un anticipo sulle tasse da ammortizzare negli anni a venire» ha concluso Caretti, chiedendo trasparenza su come verranno impiegate le nuove risorse e quali garanzie la Regione intende offrire per un’eventuale riduzione dell’addizionale entro il 2028.

La Fp Cgil Novara e Vco, invece, ha denunciato come l’aumento rappresenti «l’ennesimo colpo alle retribuzioni di lavoratori e cittadini piemontesi». Nel comunicato si ricorda che i redditi sotto i 15mila euro resteranno esentati, così come quelli sopra i 50mila, mentre saranno gravate le fasce centrali con aliquote che aumenteranno dal 2,13% al 2,68% per la fascia 15-28mila euro e dal 2,75% al 3,31% per quella 28-50mila euro. «A pagare di più saranno i lavoratori dipendenti, anche del settore pubblico, e i pensionati, già penalizzati da rinnovi contrattuali non adeguati e da condizioni di vita difficili».

Per la Cgil, inoltre, questo aumento non sarà destinato a migliorare i servizi pubblici come sanità, trasporti o servizi per l’infanzia, ma rappresenta piuttosto «l’ennesimo schiaffo di una politica incapace di gestire i servizi e un attacco ai lavoratori».

Ai sindacati si aggiunge il commento del consigliere regionale Domenico Rossi: «Una misura che pesa su lavoratori, pensionati e famiglie, già alle prese con rincari e salari fermi. Parliamo di aumenti che superano i 100 euro in più all’anno per chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro. A pagare saranno ancora una volta i più fragili, mentre chi governa continua a fare propaganda. In consiglio regionale daremo voce a chi non può più sopportare ulteriori sacrifici e chiederemo una politica fiscale più equa, che non scarichi il peso sulle fasce più fragili. Non è questo il modo di sostenere il Piemonte e chi lo manda avanti ogni giorno. Non è giusto chiedere ancora a chi lavora e produce di coprire i buchi della Regione. Ci impegneremo per bloccare questa stangata nei confronti dei lavoratori e del ceto medio piemontese. Più giusto sarebbe valutare un’aumento dell’Irap sui grandi colossi della logistica».

La questione resta dunque aperta e i sindacati chiedono un confronto urgente con la giunta regionale per chiarire le finalità del provvedimento e per cercare soluzioni più eque.

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Irpef, stangata sul ceto medio: in Piemonte scatta l’aumento, sindacati sul piede di guerra

Cgil e Cisl: «Ennesimo colpo ai lavoratori». Il consigliere Rossi: «A pagare saranno ancora una volta i più fragili»

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Sale la tensione in Piemonte sul recente provvedimento della giunta guidata da Alberto Cirio che prevede l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, misura che riguarda milioni di lavoratori dipendenti e pensionati della regione. Due tra le principali sigle sindacali piemontesi, Cisl e Cgil, hanno espresso dure critiche, sottolineando come la scelta sia iniqua e penalizzi soprattutto il ceto medio.

Il segretario generale della Cisl Piemonte, Luca Caretti, ha definito il provvedimento «iniquo e senza garanzia di riduzione futura». Caretti ha sottolineato come l’aumento colpirà in particolare le fasce di reddito tra 15mila e 50mila euro, escludendo però i redditi più alti, già tassati al massimo. «Si configura come una piccola patrimoniale per due anni sui redditi medio-bassi, un anticipo sulle tasse da ammortizzare negli anni a venire» ha concluso Caretti, chiedendo trasparenza su come verranno impiegate le nuove risorse e quali garanzie la Regione intende offrire per un’eventuale riduzione dell’addizionale entro il 2028.

La Fp Cgil Novara e Vco, invece, ha denunciato come l’aumento rappresenti «l’ennesimo colpo alle retribuzioni di lavoratori e cittadini piemontesi». Nel comunicato si ricorda che i redditi sotto i 15mila euro resteranno esentati, così come quelli sopra i 50mila, mentre saranno gravate le fasce centrali con aliquote che aumenteranno dal 2,13% al 2,68% per la fascia 15-28mila euro e dal 2,75% al 3,31% per quella 28-50mila euro. «A pagare di più saranno i lavoratori dipendenti, anche del settore pubblico, e i pensionati, già penalizzati da rinnovi contrattuali non adeguati e da condizioni di vita difficili».

Per la Cgil, inoltre, questo aumento non sarà destinato a migliorare i servizi pubblici come sanità, trasporti o servizi per l’infanzia, ma rappresenta piuttosto «l’ennesimo schiaffo di una politica incapace di gestire i servizi e un attacco ai lavoratori».

Ai sindacati si aggiunge il commento del consigliere regionale Domenico Rossi: «Una misura che pesa su lavoratori, pensionati e famiglie, già alle prese con rincari e salari fermi. Parliamo di aumenti che superano i 100 euro in più all’anno per chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro. A pagare saranno ancora una volta i più fragili, mentre chi governa continua a fare propaganda. In consiglio regionale daremo voce a chi non può più sopportare ulteriori sacrifici e chiederemo una politica fiscale più equa, che non scarichi il peso sulle fasce più fragili. Non è questo il modo di sostenere il Piemonte e chi lo manda avanti ogni giorno. Non è giusto chiedere ancora a chi lavora e produce di coprire i buchi della Regione. Ci impegneremo per bloccare questa stangata nei confronti dei lavoratori e del ceto medio piemontese. Più giusto sarebbe valutare un’aumento dell’Irap sui grandi colossi della logistica».

La questione resta dunque aperta e i sindacati chiedono un confronto urgente con la giunta regionale per chiarire le finalità del provvedimento e per cercare soluzioni più eque.

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