«Il piano per le liste d’attesa ha funzionato, ora lavoriamo per rifinanziarlo e stabilizzare il personale»

L'assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi replica alle critiche mosse in questi giorni al modello Piemonte contro le liste d’attesa e sulla situazione degli infermieri

Dopo le critiche sollevate nei giorni scorsi sul “modello Piemonte” contro le liste d’attesa e sulla situazione del personale infermieristico (citato nei giorni scorsi dalla premier Meloni alla Camera come esempio virtuoso del lavoro che il governo sta portando avanti sulla sanità) l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi interviene con una replica, difendendo il piano attuato e chiarendo alcuni recenti episodi che hanno generato polemiche.

Lo fa anche attraverso un’intensa attività sui social, dove da ieri commenta e risponde direttamente alle critiche comparse sulla pagina Facebook de La Voce di Novara, ribadendo punto per punto le sue posizioni e aprendo al confronto (talvolta anche allo scontro) con cittadini e operatori sanitari.

Sulla comunicazione inviata in modo retroattivo al personale infermieristico dell’ospedale Maggiore, Riboldi parla di «un errore enorme di comunicazione, per il quale però non me la sento di condannare il direttore generale. Il Maggiore è stato l’unico ospedale della Regione a inviare quella lettera. Appena ne sono venuto a conoscenza, ho chiesto immediatamente una rettifica e ho preteso che tutte le prestazioni effettuate nel mese di maggio vengano pagate secondo quanto stabilito».

Il piano, sottolinea ancora l’assessore, è stato tanto efficace da spingerlo a cercare nuovi fondi per rilanciarlo. «Proprio ieri ero al Ministero per reperire ulteriori risorse. L’obiettivo è rifinanziare il modello in modo mirato, soprattutto in quelle aziende sanitarie dove oggi le agende per le visite sono piene per sei mesi, se non per un anno. Penso in particolare alle visite dermatologiche, agli interventi di cataratta e alle colonscopie».

Per Riboldi è fondamentale una gestione per quadranti territoriali, che eviti ai pazienti lunghi spostamenti. «Non è accettabile che un cittadino di Novara debba andare a Cuneo per una visita. Le Asl e le aziende ospedaliere devono collaborare. Se a Torino finiscono i posti per le cataratte e ad Alessandria ce ne sono, si utilizzano quelli. In questi casi – spiega – se il paziente è giovane e autonomo si può spostare lui, ma se è anziano o fragile, si sposta il personale sanitario, organizzando le prestazioni anche in una sola giornata per ottimizzare le risorse».

Secondo l’assessore, i problemi attuali sono il risultato di scelte strutturali sbagliate fatte negli anni passati. «Paghiamo ancora oggi le conseguenze della legge regionale 1/600, eredità di un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera (avviato nel 2010 dalla giunta Cota e percorso obbligato dalle richieste del Ministero per uscire dal piano di rientro, ndr). Una legge che ha portato alla chiusura di 130 strutture ospedaliere in Piemonte, generando un accumulo di prestazioni già a partire dal 2016. Poi è arrivato il Covid, che ha causato una paralisi quasi totale».

LEGGI ANCHE «Chi ce lo fa fare?»: infermieri sotto pressione al Maggiore dopo il taglio agli straordinari. E scoppia la polemica tra sindacati e direzione

Riboldi punta il dito anche contro il numero chiuso per le facoltà di medicina: «Quel sistema ha fatto laureare meno medici di quelli che andavano in pensione, con un calcolo aritmetico pensato per tutelare alcune consorterie universitarie. Oggi il meccanismo di accesso è stato rivisto, ma i risultati concreti si vedranno solo tra almeno 6 anni».

E nell’attesa? «Stiamo stringendo accordi internazionali, in particolare con Argentina e Albania, per sopperire alla mancanza di personale sanitario. Rischiamo di chiudere reparti non per mancanza di fondi, ma per assenza di operatori. Stiamo lavorando per offrire prestazioni anche nei weekend e in fascia serale, utilizzando nuove risorse aggiuntive». Mancanza di personale che sconta gli effetti del blocco sulle assunzioni, fermo al 2004 quando il governo Berlusconi impose un tetto alle spese per il personale e che oggi ha tra i suoi effetti il ricorso ai gettonisti, pagati tramite i capitoli di bilancio relativi ai servizi e non al personale.

In tema di personale, il Maggiore resta, secondo i dati, resta l’ospedale piemontese con la maggiore fuga di operatori. «Proprio per invertire questa tendenza – afferma Riboldi – ho voluto nominare come direttore Stefano Scarpetta, in cui ripongo fiducia. Ovviamente saremo tutti giudicati sui risultati. Quando sarà il momento, tireremo le somme».

Un’altra promessa riguarda il personale: «Sarò a Novara a breve e chiederò di incontrare i professionisti della sanità e ringraziarli per il lavoro straordinario che svolgono. È giusto che ricevano il giusto riconoscimento e uno stipendio adeguato».

In chiusura, un riferimento al bando per infermieri, tecnici radiologi e di laboratorio per un totale di 515 posti, chiuso proprio ieri: «Non ho ancora i numeri definitivi delle adesioni, ma apriremo nuovi bandi. I tempi determinati sono pochissimi, ed è giusto stabilizzarli. Con il concorso appena concluso e quelli in programma, saremo in grado di dare una risposta concreta a tutti coloro che hanno fatto domanda».

E ai pazienti l’assessore assicura: «Stiamo lavorando su tutti i fronti che hanno causato il blocco. A breve inaugureremo nuovi reparti e presenteremo il nuovo piano socio-sanitario regionale».

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2025 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

«Il piano per le liste d’attesa ha funzionato, ora lavoriamo per rifinanziarlo e stabilizzare il personale»

L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi replica alle critiche mosse in questi giorni al modello Piemonte contro le liste d’attesa e sulla situazione degli infermieri

Dopo le critiche sollevate nei giorni scorsi sul “modello Piemonte” contro le liste d’attesa e sulla situazione del personale infermieristico (citato nei giorni scorsi dalla premier Meloni alla Camera come esempio virtuoso del lavoro che il governo sta portando avanti sulla sanità) l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi interviene con una replica, difendendo il piano attuato e chiarendo alcuni recenti episodi che hanno generato polemiche.

Lo fa anche attraverso un’intensa attività sui social, dove da ieri commenta e risponde direttamente alle critiche comparse sulla pagina Facebook de La Voce di Novara, ribadendo punto per punto le sue posizioni e aprendo al confronto (talvolta anche allo scontro) con cittadini e operatori sanitari.

Sulla comunicazione inviata in modo retroattivo al personale infermieristico dell’ospedale Maggiore, Riboldi parla di «un errore enorme di comunicazione, per il quale però non me la sento di condannare il direttore generale. Il Maggiore è stato l’unico ospedale della Regione a inviare quella lettera. Appena ne sono venuto a conoscenza, ho chiesto immediatamente una rettifica e ho preteso che tutte le prestazioni effettuate nel mese di maggio vengano pagate secondo quanto stabilito».

Il piano, sottolinea ancora l’assessore, è stato tanto efficace da spingerlo a cercare nuovi fondi per rilanciarlo. «Proprio ieri ero al Ministero per reperire ulteriori risorse. L’obiettivo è rifinanziare il modello in modo mirato, soprattutto in quelle aziende sanitarie dove oggi le agende per le visite sono piene per sei mesi, se non per un anno. Penso in particolare alle visite dermatologiche, agli interventi di cataratta e alle colonscopie».

Per Riboldi è fondamentale una gestione per quadranti territoriali, che eviti ai pazienti lunghi spostamenti. «Non è accettabile che un cittadino di Novara debba andare a Cuneo per una visita. Le Asl e le aziende ospedaliere devono collaborare. Se a Torino finiscono i posti per le cataratte e ad Alessandria ce ne sono, si utilizzano quelli. In questi casi – spiega – se il paziente è giovane e autonomo si può spostare lui, ma se è anziano o fragile, si sposta il personale sanitario, organizzando le prestazioni anche in una sola giornata per ottimizzare le risorse».

Secondo l’assessore, i problemi attuali sono il risultato di scelte strutturali sbagliate fatte negli anni passati. «Paghiamo ancora oggi le conseguenze della legge regionale 1/600, eredità di un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera (avviato nel 2010 dalla giunta Cota e percorso obbligato dalle richieste del Ministero per uscire dal piano di rientro, ndr). Una legge che ha portato alla chiusura di 130 strutture ospedaliere in Piemonte, generando un accumulo di prestazioni già a partire dal 2016. Poi è arrivato il Covid, che ha causato una paralisi quasi totale».

LEGGI ANCHE «Chi ce lo fa fare?»: infermieri sotto pressione al Maggiore dopo il taglio agli straordinari. E scoppia la polemica tra sindacati e direzione

Riboldi punta il dito anche contro il numero chiuso per le facoltà di medicina: «Quel sistema ha fatto laureare meno medici di quelli che andavano in pensione, con un calcolo aritmetico pensato per tutelare alcune consorterie universitarie. Oggi il meccanismo di accesso è stato rivisto, ma i risultati concreti si vedranno solo tra almeno 6 anni».

E nell’attesa? «Stiamo stringendo accordi internazionali, in particolare con Argentina e Albania, per sopperire alla mancanza di personale sanitario. Rischiamo di chiudere reparti non per mancanza di fondi, ma per assenza di operatori. Stiamo lavorando per offrire prestazioni anche nei weekend e in fascia serale, utilizzando nuove risorse aggiuntive». Mancanza di personale che sconta gli effetti del blocco sulle assunzioni, fermo al 2004 quando il governo Berlusconi impose un tetto alle spese per il personale e che oggi ha tra i suoi effetti il ricorso ai gettonisti, pagati tramite i capitoli di bilancio relativi ai servizi e non al personale.

In tema di personale, il Maggiore resta, secondo i dati, resta l’ospedale piemontese con la maggiore fuga di operatori. «Proprio per invertire questa tendenza – afferma Riboldi – ho voluto nominare come direttore Stefano Scarpetta, in cui ripongo fiducia. Ovviamente saremo tutti giudicati sui risultati. Quando sarà il momento, tireremo le somme».

Un’altra promessa riguarda il personale: «Sarò a Novara a breve e chiederò di incontrare i professionisti della sanità e ringraziarli per il lavoro straordinario che svolgono. È giusto che ricevano il giusto riconoscimento e uno stipendio adeguato».

In chiusura, un riferimento al bando per infermieri, tecnici radiologi e di laboratorio per un totale di 515 posti, chiuso proprio ieri: «Non ho ancora i numeri definitivi delle adesioni, ma apriremo nuovi bandi. I tempi determinati sono pochissimi, ed è giusto stabilizzarli. Con il concorso appena concluso e quelli in programma, saremo in grado di dare una risposta concreta a tutti coloro che hanno fatto domanda».

E ai pazienti l’assessore assicura: «Stiamo lavorando su tutti i fronti che hanno causato il blocco. A breve inaugureremo nuovi reparti e presenteremo il nuovo piano socio-sanitario regionale».

© 2025 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore