Giuseppe Patti, primario del dipartimento toraco-cardio-vascolare dell’ospedale Maggiore, è il nuovo presidente della Società Italiana di Cardiologia. L’elezione è avvenuta nell’ambito del congresso nazionale della società, svoltosi a Roma dal 4 al 7 dicembre 2025, uno degli appuntamenti scientifici più rilevanti per la cardiologia italiana.
«Diventare presidente della Società Italiana di Cardiologia è un traguardo che non avrei mai immaginato di raggiungere – ha dichiarato Patti –. Rappresenta il coronamento di un percorso lungo, costruito con impegno e continuità all’interno della Società. Assumere questo ruolo significa mettersi al servizio della comunità cardiologica, in particolare dei giovani cardiologi e degli specializzandi, che rappresentano il futuro della disciplina».
Un’elezione che ha anche un forte valore simbolico per il territorio. «Questo incarico riconosce la realtà di Novara – ha aggiunto il neo presidente – ed è il risultato di un modello virtuoso di integrazione tra università e ospedale. Il mio duplice ruolo di professore e direttore di cardiologia testimonia l’unione tra assistenza clinica, ricerca e didattica: ambiti che nel nostro contesto dialogano ogni giorno e che garantiscono cure di qualità e formazione avanzata».
Guardando al futuro, Patti ha sottolineato il ruolo sempre più rilevante della SIC anche a livello internazionale, grazie alla collaborazione con le principali società scientifiche estere e alla partecipazione alla stesura di linee guida condivise. «È fondamentale valorizzare la ricerca cardiologica italiana e sostenere soprattutto i giovani ricercatori, che producono risultati di grande rilievo», ha spiegato.
Tra le sfide decisive dei prossimi anni, il presidente indica l’intelligenza artificiale, «una risorsa potente per migliorare diagnosi, prognosi e gestione dei pazienti, che deve però restare uno strumento nelle mani del medico», insieme al rafforzamento della prevenzione cardiovascolare, destinata a evolvere oltre i fattori di rischio tradizionali. Spazio anche a nuove terapie, come quelle antinfiammatorie nel post-infarto, allo scompenso cardiaco – patologia ad alta incidenza e mortalità – e alle malattie rare, come l’amiloidosi cardiaca, considerate una frontiera in forte espansione.
Fondata nel 1935, la Società Italiana di Cardiologia riunisce oggi circa 5.700 cardiologi e rappresenta un punto di riferimento nazionale per l’assistenza, la didattica e la ricerca cardiovascolare.







