Fondazione Bpn, 50 mila euro alle realtà del volontariato: «Un Natale che sostiene chi sostiene gli altri»

Emergenze in aumento, richieste in crescita e nuove sfide dall’accoglienza alla protezione delle donne con Caritas, Ambulatorio di pronta accoglienza, Liberazione e Speranza, Cassiopea e Sant'Egidio

Come ogni anno, con l’avvicinarsi del Natale la Fondazione Bpn rinnova il proprio impegno nei confronti del volontariato territoriale. Cinquanta mila euro destinati a cinque associazioni – 10 mila euro ciascuna – che si sommano ai 100 mila euro già erogati nel corso del 2025. Un gesto ormai tradizionale, che però quest’anno assume un significato particolare: «Abbiamo deciso di legare fra loro cinque realtà che lavorano nel sostegno delle donne vittime di violenza o di persone in forte difficoltà» ha spiegato il presidente Franco Zanetta.

Caritas: «Sempre più donne sole, sfratti, famiglie fragili. Risorse fondamentali»

A tratteggiare l’urgenza del momento è stato Federico Diotti, responsabile delle attività Caritas della diocesi di Novara: «Nei nostri centri di ascolto e nel condominio solidale della Bicocca l’attività è intensissima: donne afghane, sfratti, mamme sole con bambini. Le risorse della Fondazione sono fondamentali per sostenere i loro progetti di vita».

Ambulatorio di pronta accoglienza: «Numeri in crescita, nel 2026 raddoppieranno gli utenti»

Tra le realtà sostenute anche l’Ambulatorio di pronta accoglienza, rappresentato da Mariella Enoc: «Bpn è vicina anche alle realtà più piccole, che spesso non hanno la possibilità di partecipare a grandi bandi. Abbiamo creato una sezione dedicata a mamme e bambini: nel 2025 seguiamo 230 famiglie, che ricevono tutto ciò che serve nella fascia 0-4 anni, dal latte ai pannolini, ai vestiti. I numeri sono in costante aumento: prevediamo il doppio degli utenti l’anno prossimo».

Liberazione e Speranza: «Un mese disastroso, 31 donne in emergenza in soli 25 giorni»

L’associazione Liberazione e Speranza, da anni attiva contro tratta, sfruttamento e violenza di genere, descrive un quadro di forte allarme. «Non ci era mai successo – ha raccontato la presidente Elia Impaloni – di ricevere in 25 giorni 31 richieste in emergenza. Le case a indirizzo segreto non bastano più: abbiamo dovuto collocare le donne in hotel, ma sono sempre meno disponibili, soprattutto nel periodo natalizio. E spesso non sappiamo dove portarle». Impaloni ha richiamato un dato significativo: «La violenza è democratica: circa l’80% delle donne che soccorriamo sono italiane, spesso senza apparenti fragilità pregresse».

Tra i progetti in corso, la lavanderia sociale in via Alcarotti, pronta nel 2026, pensata come attività lavorativa per donne sole in difficoltà e con servizi domiciliari dedicati, oltre a una nuova casa rifugio, dedicata a Paola Malavasi (uccisa nel 2020), che dovrebbe aprire in primavera: «Solo in questo mese avremmo potuto ospitare 31 persone». Il confronto con altre regioni è impietoso: «In Piemonte ci sono 13 case di protezione, in Lombardia 220. Per questo lavoriamo anche fuori regione, per mettere le donne al sicuro».

Cassiopea: «Ospitiamo 200 persone a settimana, liste d’attesa sempre più lunghe»

Nata a Sant’Agabio e con una piccola sede anche alla Rizzottaglia da Agorà Donatello, Cassiopea è una delle realtà più piccole ma più vitali. «Dieci anni fa abbiamo avviato un laboratorio di alfabetizzazione per donne straniere grazie all’intuizione di una nostra socia – ha ricordato il presidente Attilio Sartirani -. Siamo volontari, ma per garantire l’apertura quotidiana servono due dipendenti e contratti con psicologi. Seguiamo 99 ragazzi con supporto scolastico dalla quarta elementare alla terza media e abbiamo 48 minori in lista d’attesa. Le iscrizioni sono state chiuse a ottobre: 42 donne seguono corsi di italiano e le accompagniamo all’esame di livello B2. Abbiamo anche aperto un corso di 80 ore per accompagnarle al primo impiego e una classe di italiano per sette uomini».

Il progetto di cittadinanza attiva, totalmente autofinanziato, porta le donne straniere in biblioteca e nei musei, accompagnate da mediatori culturali: «Ogni settimana accogliamo 200 persone. Senza i contributi delle Fondazioni non potremmo continuare, e mai come quest’anno abbiamo sentito attenzione da realtà importanti».

Sant’Egidio: «Un Natale diffuso per 2.000 persone. Al centro chi è solo»

A chiudere il cerchio, la Comunità Sant’Egidio, rappresentata dalla presidente Daniela Sironi: «A Natale mettiamo i poveri al centro. Il pranzo per chi è solo è un momento vitale, e quest’anno lo faremo diffuso, per tutte le feste: nella Sala Borsa e in altri spazi, per raggiungere quante più persone possibile. Ne prevediamo 2.000».

Sironi ha sottolineato la crescente presenza di donne sole con bambini, soprattutto profughe: «Abbiamo donne arrivate dai corridoi umanitari, fragili ma con la possibilità di costruire una nuova vita. Per l’Ucraina il percorso è difficilissimo: dei 31 alloggi per emergenza, metà è occupata da donne con figli provenienti dalla guerra».

La collaborazione con altre associazioni «ci permette di ospitare chi è in difficoltà e di riscoprire il valore dell’amore per la vita degli altri».

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Immagine di Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore