Il consiglio comunale di Novara ha approvato oggi il bilancio di previsione. Un passaggio centrale dell’attività amministrativa, come ogni anno destinato a dividere maggioranza e opposizioni sul merito delle scelte, delle priorità e dell’allocazione delle risorse. Ma prima ancora del voto, a colpire l’aula è stato il modo in cui il documento è stato presentato.
L’assessora al Bilancio Silvana Moscatelli ha illustrato i numeri, riportando a memoria 17 pagine di capitoli, una sequenza fittissima di voci, importi e stanziamenti. Decine e decine di cifre – di un bilancio di 322 milioni e 863 mila euro – snocciolate senza esitazioni, senza appunti, senza una sola correzione. Un’esposizione lunga e dettagliata, conclusa senza errori, nemmeno sui decimali.
Non è un episodio isolato né un esercizio di stile. Moscatelli presenta così il bilancio da otto anni, cioè da quando ricopre l’incarico. È il risultato di un metodo di lavoro rigoroso, costruito su una conoscenza integrale del documento: non una sintesi, non uno schema, ma l’intero impianto contabile assimilato fino all’ultima cifra.
C’è certamente una passione autentica per i numeri, maturata in una lunga carriera da insegnante di matematica, da tempo in pensione. Ma c’è anche qualcosa che va oltre l’ordinario. Nel tempo l’assessora ha sviluppato un approccio basato sull’ascolto, sulla memorizzazione e su una padronanza assoluta dei dati, che le consente di attraversare il bilancio senza appoggi esterni. Un metodo che si è consolidato anche in relazione a una condizione personale mai trasformata in elemento identitario o comunicativo, lasciando che a parlare fosse esclusivamente il lavoro.
Ed è qui che il fatto diventa davvero straordinario. Perché conoscere a memoria un bilancio comunale, con tutti i suoi decimali, non è normale nemmeno per chi i numeri li legge ogni giorno. Non è solo memoria allenata: è studio, disciplina, capacità di governare la complessità e di assumersi fino in fondo la responsabilità di ciò che si porta in aula.
Il bilancio resta, naturalmente, un atto politico. Sulle scelte contenute si può essere d’accordo o meno, ed è su questo che si confrontano le forze in consiglio. Ma al di là delle posizioni, l’esposizione dell’assessora ha restituito un dato difficilmente contestabile: chi presenta quei numeri li conosce davvero.
Al di là del voto, la scena vista in consiglio ha ricordato che amministrare significa prima di tutto conoscere, fino in fondo, ciò che si decide, e che la competenza, quando è reale, non ha bisogno di essere esibita.






