È mancato nel pomeriggio di oggi, venerdì 28 giugno, Attilio Fasulo, segretario generale della Cgil Novara e Vco. Aveva 59 anni. Si è spento all’hospice di Galliate, dove era ricoverato da alcune settimane dopo una lunga malattia affrontata con grande sofferenza, ma anche dignità e riservatezza. Era al suo secondo mandato da segretario generale, ruolo che aveva ricoperto con senso di responsabilità, rimanendo attivo fino a quando le forze glielo hanno consentito. Il suo ultimo impegno pubblico è stato dedicato alla raccolta firme per i referendum dell’8 giugno, testimoniando la sua instancabile dedizione alla causa sindacale.
Attilio era un gentiluomo: una persona seria ma mai rigida, con una gentilezza tutta sua, quella delle persone che non devono alzare la voce per farsi ascoltare. Un uomo che non cercava il conflitto, ma il confronto. Che sapeva tenere insieme rigore e umanità, conoscenza profonda della materia e capacità di tenere la porta sempre aperta. Non si tirava indietro. Non si metteva in mostra. E proprio per questo era una presenza forte, solida, di quelle che ti fanno sentire che non sei solo. Non sono frasi fatte, né parole di circostanza: Attilio era davvero così. E tutti possono testimoniarlo.
Lascia la moglie Pina, che aveva sposato appena lo scorso 7 maggio, e il figlio Dario, 18 anni. A loro va l’abbraccio più profondo. Attilio parlava spesso della sua famiglia, con un affetto discreto e sincero. Ed è impossibile pensare al dolore che lascia, senza che si stringa qualcosa dentro.
L’ultima volta che l’abbiamo visto in pubblico era il 25 aprile, al Broletto, per la Festa della Liberazione. Sembrava stare meglio. Era stanco, certo, ma c’era. Come c’era sempre stato, quando c’era bisogno. Ma pochi giorni dopo è iniziato il peggioramento da cui non si è più ripreso.
Aveva una voce incredibile e inconfondibile. Ci mancherà la sua fermezza garbata, ma soprattutto la sua umanità, quella che non si impara nei manuali ma si porta dentro. Quella che si vede nei dettagli, nei modi, nei silenzi giusti, nelle parole scelte con cura.
Attilio lascia un vuoto grande, nelle stanze del sindacato, ma anche in tutte le persone che gli hanno voluto bene e che con lui hanno lavorato. E sono tante. Perché lui, il bene, sapeva farlo arrivare senza sforzo, senza pretese. Solo con la sua presenza e il suo esempio.