“Le parole fanno più male delle botte”: il libro di Paolo Picchio che riaccende la voce di Carolina

Dalla tragedia alla rinascita civile: la storia della prima vittima di cyberbullismo e la nascita della fondazione che oggi guida il Paese nella tutela del benessere digitale

È disponibile nelle librerie e sui principali store digitali Le parole fanno più male delle botte, edito da De Agostini e firmato da Paolo Picchio, padre di Carolina, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia. Il volume, con la prefazione dello psicologo Matteo Lancini, è un racconto diretto e intimo che parte da quella tragica notte di gennaio 2013 per approdare a un percorso di rinascita, consapevolezza e impegno civile.

Non si tratta solo di una testimonianza, ma di una trasformazione del dolore in missione collettiva: la genesi della Fondazione Carolina, nata per promuovere il benessere digitale e per offrire supporto concreto ai ragazzi, alle famiglie e alla scuola.

Dal dolore all’impegno

“Papà Picchio”, come molti lo chiamano, ha scelto di fare un passo indietro rispetto alla cronaca per dedicarsi al servizio e alla cura, ponendo le basi di un progetto nazionale che, negli anni, ha formato oltre mezzo milione di studenti e gestito, attraverso il primo Pronto Intervento Cyber, circa 300 casi di violenza online solo negli ultimi due anni.

Nel 2025 questo percorso si è arricchito di una nuova tappa: la nascita del Centro Re.Te. – Recupero Terapeutico, pensato per accompagnare giovani e preadolescenti che vivono disagio, dipendenza o ansia legati all’uso del digitale. Un luogo colorato e innovativo, una casa dove, come immagina Paolo Picchio, Carolina avrebbe potuto lavorare da grande, da pedagogista impegnata “dalla parte dei minori”.

Un contesto che interroga il mondo adulto

La pubblicazione arriva in un momento in cui il tema della sicurezza online è al centro del dibattito pubblico, normativo e culturale. Dalla protezione dei dati (GDPR) alle discussioni sull’age verification, dalle regole sull’uso degli smartphone a scuola all’introduzione dell’educazione digitale, cresce la consapevolezza di una sfida che riguarda tutti.

«Carolina fu la prima a lasciare un messaggio di denuncia ma anche di speranza – ricorda Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina -. Il racconto di Paolo si concentra sul messaggio più che sulla cronaca, eppure, a dodici anni di distanza, questo libro sembra ancora un instant book. Un paradosso che racconta quanto poco sia cambiato: le storie di dolore e solitudine in rete continuano ad accumularsi».

Secondo i dati del Centro Studi della Fondazione, tre ragazzi su quattro, tra gli 11 e i 17 anni, hanno avuto esperienza diretta o indiretta di episodi di bullismo online. «Numeri che ci inchiodano – osserva ancora Zoppi – a una realtà che non vogliamo guardare negli occhi. Dalla scuola alle istituzioni, dalle big tech alle famiglie, restiamo intrappolati in un sistematico scaricabarile».

La presentazione in Senato

Il volume è stato presentato a Roma, nella Sala Nassirya del Senato, su iniziativa della senatrice Lavinia Mennuni, prima firmataria del disegno di legge n. 1136 “Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”.
All’incontro, oltre ai giornalisti e agli operatori dell’informazione, hanno partecipato anche rappresentanti delle big tech, chiamati a confrontarsi su una questione che richiede collaborazione e responsabilità condivisa.

«È in atto un “tutti contro tutti” che passa sulle teste dei nostri giovani – ha aggiunto Zoppi –. Preferiamo lo scontro all’incontro, i divieti alle regole condivise. Ma i ragazzi non vedono l’ora di parlare con noi: vogliono solo essere ascoltati. Cercano un confronto, un gesto, una parola che li accompagni nel viaggio complesso che si chiama crescita».

Un libro per educare e ricominciare

Le parole fanno più male delle botte non è solo un racconto di dolore e memoria, ma un manuale di civiltà digitale. Nelle ultime pagine, una appendice curata dal Comitato scientifico della Fondazione Carolina offre un glossario dei principali fenomeni e pericoli online, pensato per genitori, insegnanti e studenti.

Il testo diventerà presto uno strumento formativo ufficiale all’interno delle attività della Fondazione e sarà messo a disposizione del Tavolo tecnico sul cyberbullismo del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

«Questo libro – conclude Zoppi – è la prima pietra di un nuovo percorso, aperto a tutti. La strada è in salita, ma se smettiamo di parlarci addosso e impariamo ad ascoltare, sulle frequenze dei nostri ragazzi, allora potremo davvero costruire un futuro digitale più umano e sicuro».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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“Le parole fanno più male delle botte”: il libro di Paolo Picchio che riaccende la voce di Carolina

Dalla tragedia alla rinascita civile: la storia della prima vittima di cyberbullismo e la nascita della fondazione che oggi guida il Paese nella tutela del benessere digitale

È disponibile nelle librerie e sui principali store digitali Le parole fanno più male delle botte, edito da De Agostini e firmato da Paolo Picchio, padre di Carolina, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia. Il volume, con la prefazione dello psicologo Matteo Lancini, è un racconto diretto e intimo che parte da quella tragica notte di gennaio 2013 per approdare a un percorso di rinascita, consapevolezza e impegno civile.

Non si tratta solo di una testimonianza, ma di una trasformazione del dolore in missione collettiva: la genesi della Fondazione Carolina, nata per promuovere il benessere digitale e per offrire supporto concreto ai ragazzi, alle famiglie e alla scuola.

Dal dolore all’impegno

“Papà Picchio”, come molti lo chiamano, ha scelto di fare un passo indietro rispetto alla cronaca per dedicarsi al servizio e alla cura, ponendo le basi di un progetto nazionale che, negli anni, ha formato oltre mezzo milione di studenti e gestito, attraverso il primo Pronto Intervento Cyber, circa 300 casi di violenza online solo negli ultimi due anni.

Nel 2025 questo percorso si è arricchito di una nuova tappa: la nascita del Centro Re.Te. – Recupero Terapeutico, pensato per accompagnare giovani e preadolescenti che vivono disagio, dipendenza o ansia legati all’uso del digitale. Un luogo colorato e innovativo, una casa dove, come immagina Paolo Picchio, Carolina avrebbe potuto lavorare da grande, da pedagogista impegnata “dalla parte dei minori”.

Un contesto che interroga il mondo adulto

La pubblicazione arriva in un momento in cui il tema della sicurezza online è al centro del dibattito pubblico, normativo e culturale. Dalla protezione dei dati (GDPR) alle discussioni sull’age verification, dalle regole sull’uso degli smartphone a scuola all’introduzione dell’educazione digitale, cresce la consapevolezza di una sfida che riguarda tutti.

«Carolina fu la prima a lasciare un messaggio di denuncia ma anche di speranza – ricorda Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina -. Il racconto di Paolo si concentra sul messaggio più che sulla cronaca, eppure, a dodici anni di distanza, questo libro sembra ancora un instant book. Un paradosso che racconta quanto poco sia cambiato: le storie di dolore e solitudine in rete continuano ad accumularsi».

Secondo i dati del Centro Studi della Fondazione, tre ragazzi su quattro, tra gli 11 e i 17 anni, hanno avuto esperienza diretta o indiretta di episodi di bullismo online. «Numeri che ci inchiodano – osserva ancora Zoppi – a una realtà che non vogliamo guardare negli occhi. Dalla scuola alle istituzioni, dalle big tech alle famiglie, restiamo intrappolati in un sistematico scaricabarile».

La presentazione in Senato

Il volume è stato presentato a Roma, nella Sala Nassirya del Senato, su iniziativa della senatrice Lavinia Mennuni, prima firmataria del disegno di legge n. 1136 “Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”.
All’incontro, oltre ai giornalisti e agli operatori dell’informazione, hanno partecipato anche rappresentanti delle big tech, chiamati a confrontarsi su una questione che richiede collaborazione e responsabilità condivisa.

«È in atto un “tutti contro tutti” che passa sulle teste dei nostri giovani – ha aggiunto Zoppi –. Preferiamo lo scontro all’incontro, i divieti alle regole condivise. Ma i ragazzi non vedono l’ora di parlare con noi: vogliono solo essere ascoltati. Cercano un confronto, un gesto, una parola che li accompagni nel viaggio complesso che si chiama crescita».

Un libro per educare e ricominciare

Le parole fanno più male delle botte non è solo un racconto di dolore e memoria, ma un manuale di civiltà digitale. Nelle ultime pagine, una appendice curata dal Comitato scientifico della Fondazione Carolina offre un glossario dei principali fenomeni e pericoli online, pensato per genitori, insegnanti e studenti.

Il testo diventerà presto uno strumento formativo ufficiale all’interno delle attività della Fondazione e sarà messo a disposizione del Tavolo tecnico sul cyberbullismo del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

«Questo libro – conclude Zoppi – è la prima pietra di un nuovo percorso, aperto a tutti. La strada è in salita, ma se smettiamo di parlarci addosso e impariamo ad ascoltare, sulle frequenze dei nostri ragazzi, allora potremo davvero costruire un futuro digitale più umano e sicuro».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore