Una lettrice ci ha scritto in merito all’articolo pubblicato da La Voce di Novara sul piano di contenimento degli ibis sacri, sollevando alcune osservazioni.
Gentile Direttore,
in riferimento all’articolo intitolato “Gli ibis colonizzano Novara, scatta il piano di contenimento” , vorrei proporre alcune riflessioni. Innanzitutto nel titolo l’uso del verbo colonizzare è d’effetto certamente ma decisamente esagerato così come è decisamente esagerato affermare che i parchi di Novara diventano colonie, dato che le uniche aree dove sono presenti sono un parco alla Bicocca e i giardini di via Camoletti. Purtroppo però queste esagerazioni non sono solo d’effetto ma suscitano allarme e paura nei lettori che saranno portati ad essere d’accordo sull’intervento (seppur violento).
Vorrei però in particolare far riflettere su una realtà oggettiva che si omette: le nostre campagne di risaie, cioè quelle frequentate dagli ibis sacri, sono quasi completamente prive di alberi, una distesa ininterrotta e desolata di campi, figuriamoci poi se esistono alberi alti! Quindi è un’ovvia conseguenza che gli ibis, e non solo, vengano sui pochi alberi alti che trovano nei pressi delle risaie.
Abbiamo creato nella natura intorno a noi una totale disarmonia e purtroppo ricorrere a metodi violenti (perché di tali si tratta) non può che aumentarla. Si rincorrono gli effetti invece di prendere coscienza delle cause.
Gli ibis sono ormai qui da anni e non minacciano la biodiversità di cui invece fanno parte (come noi umani). Non sono loro l’indice dello squilibrio tra uomo e natura, ma lo è il nostro comportamento umano, con lo sfruttamento insensato dei terreni, coltivati in un modo del tutto innaturale e dannoso per l’ambiente e per noi stessi, comportamento in cui prevalgono le fobie a scapito di quella compassione che invece dovremmo imparare ad esercitare se vogliamo che davvero il mondo intorno a noi migliori. Lei sa che cosa viene praticata agli uccelli una volta catturati? Sa che cos’è la dislocazione cervicale? Se non lo sa si informi, per cortesia.
Non sarebbe meglio scrivere incoraggiando la popolazione a essere tollerante, ad amare la bellezza della natura, ad ammirare lo spettacolo di quei bellissimi uccelli (che non dimentichiamo gli antichi egizi ritenevano sacri e forse sapevano anche perché), anzichè spaventarla con invasioni del tutto inesistenti e con paure del tutto infondate?
Maria Luisa Tornotti