In una lettera al giornale Paolo Alessandro Bonazzi fa una riflessione sul pericolo di una città modellata da interessi elitari, invece che dai cittadini.
Si parla molto in questi giorni di Milano e delle sue problematiche urbanistiche, a cavallo fra sociologia politica e diritto penale. Purtroppo, come già ai tempi di tangentopoli, si vedono nel cocktail tre ingredienti nefasti. Un’evidente realtà di pratiche penalmente rilevanti. Ci saranno speriamo buoni giudici, ma gli addetti ai lavori lo sanno: le corruzioni non sono invenzione della Guardia di Finanza. Poi ci sono gruppi di potere politico che non vedono l’ora di avere un “aiutino“ per mandare a casa gruppi antagonisti. Per far questo forse sarebbero meglio volantini, gazebo, pagine sui social, convegni e poi vincere le elezioni, ma gli aiutini piacciono tanto a certuni.
Infine il terzo elemento del cocktail mefitico: certa magistratura che si diletta di sociologia, per fare lotte e stimolare riforme, cambiamenti della società, con ragionamenti più o meno etici su “piani di speculazione“. La speculazione edilizia non esiste nel codice penale, perché invece quale tipo di città avere lo decidono i cittadini, gli enti pubblici, i dibattiti sulla stampa e nei convegni. Non chi dai cittadini è pagato per investigare singoli fatti di reato.
E allora però uno stimolo, non da procure della Repubblica e tribunali che faranno altro spero, ma da cittadini ed anche operatori economici che riflettono e agiscono. Che città vogliamo? Aperte e inclusive o divisive? Tante Mar-a-lago per super ricchi, con recinzioni e vigilantes o luoghi più simili alle città nelle quali medioevo e rinascimento hanno favorito le mescolanze, le idee, i commerci, la cultura, il progresso, i liberi giornali e così anche l’ascensore sociale? Città sono nate cattedrali a opera di tutti, non divisive. Certamente riconosciamo che a certa classe dirigente e anche certo clero piaceva assai di più un modello campagnolo feudale, dove le classi subalterne non disturbavano le gozzoviglie dei pochi a spese dei molti… certo modo di fare affari e finanza oggi ricorda quel mondo feudale e divisivo. Il progresso, per fortuna, passò poi da altri modelli e perlopiù da città aperte.