Con 30 voti favorevoli e 16 contrari il consiglio regionale del Piemonte ha approvato nella giornata di ieri, 22 dicembre, il nuovo Piano socio-sanitario, il documento che ridisegna la programmazione della sanità piemontese per i prossimi anni. Un passaggio definito «storico» dal partito di Fratelli d’Italia – che detiene la delega alla Sanità – ma che lascia aperto un confronto politico serrato, soprattutto sui nodi delle risorse, del personale e dell’effettiva capacità di incidere sui servizi.
L’iter, infatti, è stato segnato da tensioni e rallentamenti: solo il partito della Lega, in maggioranza, ha presentato numerosi emendamenti, 150 quelli delle minoranze di cui 90 approvati. Oltre alle 600 audizioni in un anno e 15 sedute di commissione Sanità.
Secondo la consigliera Fdi Daniela Cameroni il piano individua in Novara uno dei perni del nuovo assetto sanitario piemontese. «Con l’approvazione si avvia un percorso fondamentale per il rafforzamento del sistema sanitario regionale – ha affermato – e Novara è destinata a giocare un ruolo cruciale, a partire dalla candidatura dell’ospedale Maggiore a IRCCS».
Il riconoscimento come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico viene indicato dalla maggioranza come una leva decisiva per migliorare la qualità delle cure e rafforzare la ricerca clinica. «Non si tratta di un semplice annuncio – ha proseguito Cameroni – ma di un impegno concreto e graduale che punta a creare un circolo virtuoso tra assistenza, università e ricerca, riducendo la mobilità sanitaria e rafforzando l’attrattività del territorio».
Di segno diverso la lettura dell’opposizione. Per Domenico Rossi, consigliere regionale del Partito democratico, il Piano si presenta «inadeguato e insufficiente a rispondere ai bisogni di salute dei piemontesi». Rossi ha puntato il dito su criticità strutturali ancora irrisolte: ricorso record ai medici gettonisti, carenza di medici di base e pediatri, liste d’attesa che continuano a crescere, come certificato da enti terzi quali Gimbe e Agenas.
«È un testo ricco di buoni propositi – ha spiegato Rossi – ma povero di impegni finanziari, tempi certi e obiettivi misurabili. La Giunta avrebbe dovuto riscriverlo, invece ha scelto di procedere». Secondo il consigliere dem, però, il contributo delle opposizioni ha inciso: «Grazie al confronto con territori, professionisti e sindacati, il Piano è stato migliorato. Non a caso la stessa Giunta ha presentato circa 200 emendamenti in commissione, affiancati da quelli delle minoranze».
Sul versante novarese e del quadrante nord-orientale, Rossi ha rivendicato un risultato significativo: l’inserimento nel Piano dell’obiettivo di superare il criterio della spesa storica nella ripartizione del Fondo sanitario regionale: «È una battaglia che porto avanti da anni e pone fine a un meccanismo che ha penalizzato il nostro territorio. Cambiare criterio significa maggiore equità e servizi migliori, ora servono però atti concreti».
Restano aperti altri dossier sensibili, dal futuro dell’ospedale San Rocco di Galliate – che secondo il Pd non può essere deciso «con automatismi o scelte calate dall’alto» – al ruolo delle Case della Comunità, che rischiano di rimanere «contenitori vuoti» senza personale e funzioni chiare. Sul riconoscimento del Maggiore come Ircss anche Rossi ha sottolineato la bocciatura del suo emendamento in cui chiedeva di individuare nella struttura di ematologia e immunologia il perno su cui costruire la procedura.
Il nuovo Piano socio-sanitario segna dunque un punto di svolta formale per il Piemonte e per Novara, ma anche l’inizio di una fase in cui la distanza tra visione e attuazione sarà decisiva. Tra l’ambizione di costruire poli di eccellenza e la necessità di garantire servizi quotidiani più efficienti, la sfida ora si sposta dal testo alle scelte operative. Ed è su quel terreno che, nei prossimi mesi, si misurerà la reale portata della riforma e dell’azione di governo dell’assessorato alla Sanità guidato da Federico Riboldi.







