“Natale in casa Cupiello”, uno dei capolavori più amati di Eduardo De Filippo, arriva questa sera, 2 dicembre, alle 21 al Teatro Faraggiana in una versione profondamente rinnovata, capace di interrogare il presente senza tradire la forza del testo originale. A guidare questa rilettura è Lello Serao, che costruisce uno spettacolo in cui la tradizione del presepe – cuore pulsante della commedia – diventa un paesaggio simbolico attraverso cui ripercorrere le fragilità, le attese e le ombre della famiglia Cupiello.
Il regista parte da una domanda apparentemente semplice, ma in realtà vertiginosa: che fine ha fatto Tommasino, “Nennillo”, l’eterno bambino della storia? «È proprio da questa ultima affermazione che siamo partiti – spiega Serao – cosa è diventato quel Tommasino, considerando un eterno bambino? Come si trasformerebbe dopo quanto scritto da De Filippo sulla natura umana?».
Da qui nasce l’idea di uno spettacolo che non si limita a riproporre la pièce, ma la attraversa con un punto di vista ulteriore. Tommasino, ora voce narrante, torna sul presepe di casa Cupiello per ricomporre la memoria di sua madre, della sua famiglia, di quelle parti di vita che – come accade nelle case, nei Natali, nelle storie – si perdono lungo il cammino.
«Abbiamo provato a dare a queste domande un gesto simbolico – continua il regista – un atteggiamento, una parola pronunciata “sì” convinto, che alla domanda di Lucia diede un solo modo di espressione». Ne nasce un racconto fatto di interruzioni e allusioni, popolato dalle Presenze che abitano il presepe e l’inconscio della famiglia. Un luogo dove le figure tradizionali diventano specchi di umanità: fragili, luminose, incerte.
Il presepe, ricorda Serao, è infatti linguaggio popolare ed eterno, uno spazio in cui si mescolano vita e morte, ombra e luce, memoria e rinascita. «Il segreto del presepe è apparire e contenere quanto rappresenti la vita, nelle sue forme duali, fatte di ambivalenze e incertezze».
In questo dialogo continuo tra passato e presente – tra il Cupiello che costruisce il presepe come gesto ostinato di pace e il mondo che gli crolla intorno – si ritrova tutta la modernità del capolavoro eduardiano. «Luca Cupiello – conclude il regista – è testimone di questo eterno dialogo fra il passato e il presente. È lo spirito del presepe e lo spirito natalizio».




