Gioco d’azzardo, allarme in Piemonte. A Borgomanero apre un nuovo ambulatorio per la cura delle dipendenze

Novara terza nella classifica. Nove miliardi spesi nell'ultimo anno secondo il report di Libera

Il nuovo rapporto Azzardomafie redatto da Libera ha riacceso i riflettori su un fenomeno che in Piemonte assume proporzioni sempre più preoccupanti: il gioco d’azzardo patologico. Nella nostra regione, secondo i dati, si giocano ogni anno 9 miliardi e mezzo di euro, di cui oltre 5 miliardi online, una tendenza che rende più difficile il controllo e accresce il rischio di dipendenza. Solo a Torino, nel 2024, la raccolta complessiva ha superato i 2 miliardi di euro, posizionando il capoluogo tra le prime cinque città italiane, mentre Novara si colloca al terzo posto della classifica regionale.

Il quadro diventa ancor più inquietante se si considera che il Piemonte, secondo il dossier, è la prima regione del Nord per presenza mafiosa nel settore del gioco, con nove clan attivi. «Il Piemonte è una regione ad alta esposizione e a bassa protezione – commenta Domenico Rossi, presidente della commissione Legalità e segretario regionale del Partito Democratico – con più giocatori patologici, più famiglie in difficoltà, un’esplosione del gioco online e una criminalità che trova nel gioco legale un canale redditizio e comodo».

Rossi punta il dito contro la giunta Cirio, che ha smantellato la legge regionale del 2016 con cui si regolava con rigore la materia riducendo le slot in luoghi sensibili e limitando l’accesso dei più vulnerabili. «Lo abbiamo denunciato per anni – ha proseguito il consigliere dem –: lo smantellamento della legge è stato un errore drammatico. La nuova normativa ha abbassato le tutele e allentato i controlli, senza adeguati investimenti in prevenzione e servizi di cura. Oggi i costi socio-sanitari ricadono sui cittadini». Il consigliere ha annunciato che porterà i dati di Libera in commissione Legalità per una discussione istituzionale e ha auspicato «proposte condivise che mettano al centro la salute dei cittadini e non gli interessi delle lobby dell’azzardo».

Un segnale concreto nella direzione della prevenzione e della cura arriva invece dal territorio novarese. Giovedì 13 novembre, all’ospedale di Borgomanero, sarà inaugurato il nuovo ambulatorio multidisciplinare per la cura dei pazienti affetti da Disturbo da Gioco d’Azzardo o Disturbo da uso di cocaina, frutto della collaborazione tra il Servizio per le Dipendenze (Ser.D) e la Neurologia dell’Asl Novara.

La novità principale è l’introduzione della Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS), una tecnica non invasiva di neurostimolazione già utilizzata in ambito neurologico e psichiatrico. Applicata alle dipendenze, la rTMS agisce sui circuiti cerebrali della ricompensa e dell’autoregolazione, con l’obiettivo di ridurre il craving e migliorare il controllo degli impulsi. «La rTMS si sta affermando come un approccio complementare promettente nel trattamento delle dipendenze – ha spiegato durante la presentazione Sarah Vecchio, direttricedel servizio Dipendenze –. Il nostro servizio, in qualità di capofila, ha avviato un protocollo sperimentale multicentrico in collaborazione con l’università del Piemonte Orientale e con i colleghi dell’Asl di Cuneo, con il supporto del comitato etico territoriale».

Il nuovo ambulatorio, ha aggiunto Laura Godi, direttrice della Neurologia, «offre ai cittadini possibilità terapeutiche innovative e personalizzate, soprattutto nei casi in cui i trattamenti tradizionali non bastano a raggiungere risultati stabili». Per Angelo Penna, direttore generale dell’ASL Novara, si tratta di «un passo fondamentale per affrontare le dipendenze con metodi scientificamente validati, migliorando la qualità della vita dei pazienti e riducendo l’impatto sociale ed economico di questi disturbi».

Il tema del gioco d’azzardo resta centrale per la città e per l’intera provincia. Le dipendenze, incluse quelle da gioco, rappresentano una sfida sociale e sanitaria in una regione dove, da un lato, cresce l’esposizione economica e sociale legata all’azzardo, e dall’altro si moltiplicano gli sforzi dei territori per rispondere con strumenti sanitari e scientifici sempre più avanzati.

Ma la sola innovazione clinica non basta: servono politiche pubbliche coerenti, prevenzione, educazione e coraggio legislativo. Senza una visione comune e una reale assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, il rischio è che le buone pratiche locali restino isole virtuose in un mare che continua ad allargarsi.

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