Sarà Macbeth di Giuseppe Verdi ad aprire la stagione lirica 2026 del Teatro Coccia. L’imponente – e al tempo stesso visionaria – opera verdiana, interamente prodotta dal teatro, andrà in scena per la prima il 23 gennaio (repliche il 24 e 25), confermando la tradizione che lega ormai da alcuni anni l’inaugurazione della stagione alla festività di San Gaudenzio.
Una consuetudine che negli ultimi anni ha voluto Verdi come protagonista assoluto delle aperture di stagione: Il trovatore nel 2023, La traviata nel 2025 e ora Macbeth, con l’unica parentesi pucciniana del 2024, quando Madama Butterfly ha celebrato il centenario della scomparsa del compositore lucchese.
Il nuovo cartellone lirico conterà in tutto cinque produzioni, accomunate da un filo rosso che attraversa la grande tradizione italiana. Dopo Verdi, sarà la volta di Rossini, protagonista con due titoli: L’italiana in Algeri a maggio e Il signor Bruschino a dicembre, quest’ultimo inserito nel progetto “DnaItalia” accanto alla contemporanea L’azzardo per un figlio. A novembre arriverà Don Pasquale di Donizetti, seconda opera buffa del compositore bergamasco dopo L’elisir d’amore proposto quest’anno.
Ottobre vedrà, invece, il ritorno – atteso e necessario – di Turandot: finalmente un titolo pucciniano che in una stagione d’opera “che si rispetti” dovrebbe essercene almeno uno, se non due, così come due titoli verdiani.
Il 2026 sarà anche l’anno del settantesimo anniversario della morte di Guido Cantelli, il leggendario direttore d’orchestra novarese scomparso tragicamente a soli 36 anni in un incidente aereo, e coinciderà con la biennale del Premio Internazionale per direttori d’orchestra a lui dedicato. La finale è in programma il 4 ottobre e vedrà il ritorno alla presidenza della giuria di Donato Renzetti, già vincitore del premio nel 1980 e presidente della giuria nella prima edizione del ritrovato concorso nel 2020.
Il cartellone sinfonico, quest’anno più orientato all’intrattenimento, proporrà due concerti “fuori schema”: Per un pugno di note, dedicato alle colonne sonore del cinema, e Symphonic Rock, un viaggio nella storia del rock, accanto all’ormai tradizionale Concerto sacro in Duomo. Meno spazio alla grande sinfonica, una scelta che privilegia il gusto del pubblico novarese ma lascia il rimpianto per un’offerta più ampia di repertorio orchestrale.
A dicembre tornerà l’appuntamento con gli allievi dell’Accademia AMO, protagonisti del Galà d’opera, mentre la danza proporrà due titoli di forte richiamo: Romeo e Giulietta a marzo – assente da anni dal palcoscenico novarese – e Lo Schiaccianoci a dicembre, per il periodo natalizio.
Spazio anche ai più giovani con la rassegna Chi ha paura del melodramma?: a febbraio debutterà La Bohème in una stanza, nuova commissione del Coccia, seguita da I viaggi di Gulliver di Alberto Jona, produzione nata in epoca pandemica e ora pronta a conquistare la scena.
Fra gli appuntamenti “fuori abbonamento” spicca Io ne ho viste di cose, micro-opera tutta novarese con immagini di Mario Finotti, testo di Alessandro Barbaglia e musica affidata agli allievi dell’AMO, in programma tra ottobre e novembre.
Infine, le due rassegne che si stanno concludendo in questi giorni in collaborazione con il Circolo dei Lettori e il Conservatorio Cantelli confluiranno in due produzioni previste per marzo e giugno: l’opera Trame di libertà e la serata di musica e parole Parlapiùpiano.
Gli abbonamenti sono già in prelazione in biglietteria e online; la vendita generale degli abbonamenti aprirà il 3 dicembre, mentre i biglietti singoli saranno disponibili dal 10 dicembre.




