Ci sono (tragi)commedie che sembrano pensate per un copione di satira politica e invece accadono davvero. Tutto è cominciato a luglio, quando il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Novara, Michele Ragno, ha presentato un’interrogazione per chiedere conto di quattro multe inflitte dalla Polizia locale a un familiare di un consigliere del suo stesso partito. Nessun nome in aula, ma come spesso accade nei piccoli corridori di Palazzo Cabrino, tutti sapevano di chi si parlava: del vicecapogruppo Mauro Gigantino e le multe riguardavano il padre.
A rispondere avrebbe dovuto essere l’assessore alla Sicurezza Luca Piantanida, che però, per due sedute di fila non si era presentato, secondo quelle “malelingue” dei consiglieri di minoranza del Pd «per sottrarsi all’imbarazzo di rispondere che gli agenti della Polizia locale avevano semplicemente applicato le norme che valgono per tutte e tutti a prescindere dalla parentela».
A quel punto Ragno, per non alimentare il caso, aveva ritirato l’interrogazione. Fine della storia? Per niente.
Ieri, infatti, il colpo di scena: la stessa interrogazione è riapparsa, ma questa volta con la firma di… Gigantino stesso, cioè il diretto interessato (o quasi). Solo che questa mattina, appena saputo che i consiglieri del Pd avevano diffuso un comunicato per segnalare l’assurdità della situazione, Gigantino ha ritirato l’interrogazione presentata il giorno prima.
Durata in scena: meno di ventiquattr’ore.
Un avanti e indietro degno di un manuale di autolesionismo politico, che dalle file democratiche hanno bollato così: «Il consiglio comunale è trattato come casa propria, dove si gestiscono questioni di famiglia. Il senso del ridicolo è stato abbondantemente raggiunto».
Sipario.















