Fumata nera per la nomina del nuovo presidente dell’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore. L’assemblea dei sindaci ha respinto per la seconda volta la proposta della giunta regionale guidata Alberto Cirio di nominare Alessandro Bellan, esponente di Fratelli d’Italia di Oleggio, alla guida dell’ente con 15 favorevoli, 4 astenuti e 19 contrari, replicando l’esito della precedente bocciatura di cinque mesi fa.
L’ente, commissariato da gennaio di quest’anno, dovrà quindi attendere ancora per avere una guida stabile. Una situazione che, secondo il consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Rossi, è il risultato delle «tensioni interne al centrodestra e dell’amichettismo di Fratelli d’Italia, che pur di imporre un proprio nome va contro anche ai sindaci del territorio».
«La giunta – ha attaccato Rossi in una nota – ha ripresentato lo stesso nominativo già bocciato cinque mesi fa, senza alcuna mediazione. È un segnale di arroganza politica e di scollamento con i territori. Ai sindaci che hanno tenuto la schiena dritta va il mio pieno sostegno». Nonostante il centrodestra detenga la maggioranza nella comunità dei sindaci, il respingimento della proposta sembra evidenziare le tensioni interne alla coalizione. Secondo gli accordi interni alla maggioranza, infatti, la presidenza dovrebbe andare a FdI, ma il voto contrario dei Comuni ha di fatto bloccato l’iter.
«Vedremo se Cirio andrà avanti comunque con la nomina diretta, contro il parere dei territori» ha aggiunto Rossi ricordando che «nella lunga storia del Parco è la prima volta che si arriva a questo punto. Un ente importante per il Novarese e per l’ambiente viene paralizzato dalle logiche di spartizione delle poltrone».
Il futuro del Parco del Ticino dipenderà, dunque, dalle prossime decisioni del governatore, che potrebbe procedere con una nomina diretta, ignorando il parere dei territori.