Castello di Miasino: si allungano ancora i tempi per il riutilizzo del bene confiscato

Il presidente della commissione legalità Domenico Rossi (PD): «Non arretreremo finché non sarà restituito alla collettività»

A un anno di distanza dall’ultimo sopralluogo, la commissione Legalità del consiglio regionale del Piemonte, presieduta dal novarese Domenico Rossi, è tornata questa mattina al castello di Miasino, insieme all’assessore Gian Luca Vignale, per monitorare lo stato di avanzamento dei lavori di riqualificazione del bene confiscato alla criminalità organizzata.

«Siamo qui – ha spiegato il presidente Rossi – per spingere ad accelerare il più possibile i tempi per il recupero e il riutilizzo sociale del castello. La Regione si è presa un impegno che condividiamo con enti locali e associazioni che da anni seguono da vicino le sorti di questo luogo, e faremo in modo che venga rispettato».

Durante l’incontro l’assessore Vignale ha illustrato il cronoprogramma aggiornato: l’attuale impresa porterà a termine entro giugno 2026 gli interventi strutturali, mentre parallelamente verranno affidati i lavori di ristrutturazione a una nuova ditta, con l’obiettivo di chiudere definitivamente il cantiere entro la fine dello stesso anno. Nel frattempo sarà predisposto anche il bando per il riutilizzo sociale dell’edificio e come ha spiegato Vignale ospitare attività convegnistica e artistica, di ristorazione e ricettività.  Questo mix consentirà al terzo settore di proporre attività che avranno una ricaduta sociale sul territorio, ma anche una sostenibilità economica nella gestione».

«È un percorso che allunga ulteriormente i tempi» ha commentato Rossi che ha aggiunto «ma c’è anche una buona notizia: nonostante il cambio di impresa, i lavori sulla parte strutturale e impiantistica non subiranno interruzioni». Il sopralluogo si inserisce nel monitoraggio costante che la commissione porta avanti sul bene confiscato alla criminalità organizzata e destinato a diventare un simbolo di rinascita e legalità per il territorio. «Il messaggio deve essere chiaro: non arretreremo di un passo fino a quando il bene non sarà restituito alla collettività» ha concluso Rossi.

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Castello di Miasino: si allungano ancora i tempi per il riutilizzo del bene confiscato

Il presidente della commissione legalità Domenico Rossi (PD): «Non arretreremo finché non sarà restituito alla collettività»

A un anno di distanza dall’ultimo sopralluogo, la commissione Legalità del consiglio regionale del Piemonte, presieduta dal novarese Domenico Rossi, è tornata questa mattina al castello di Miasino, insieme all’assessore Gian Luca Vignale, per monitorare lo stato di avanzamento dei lavori di riqualificazione del bene confiscato alla criminalità organizzata.

«Siamo qui – ha spiegato il presidente Rossi – per spingere ad accelerare il più possibile i tempi per il recupero e il riutilizzo sociale del castello. La Regione si è presa un impegno che condividiamo con enti locali e associazioni che da anni seguono da vicino le sorti di questo luogo, e faremo in modo che venga rispettato».

Durante l’incontro l’assessore Vignale ha illustrato il cronoprogramma aggiornato: l’attuale impresa porterà a termine entro giugno 2026 gli interventi strutturali, mentre parallelamente verranno affidati i lavori di ristrutturazione a una nuova ditta, con l’obiettivo di chiudere definitivamente il cantiere entro la fine dello stesso anno. Nel frattempo sarà predisposto anche il bando per il riutilizzo sociale dell’edificio e come ha spiegato Vignale ospitare attività convegnistica e artistica, di ristorazione e ricettività.  Questo mix consentirà al terzo settore di proporre attività che avranno una ricaduta sociale sul territorio, ma anche una sostenibilità economica nella gestione».

«È un percorso che allunga ulteriormente i tempi» ha commentato Rossi che ha aggiunto «ma c’è anche una buona notizia: nonostante il cambio di impresa, i lavori sulla parte strutturale e impiantistica non subiranno interruzioni». Il sopralluogo si inserisce nel monitoraggio costante che la commissione porta avanti sul bene confiscato alla criminalità organizzata e destinato a diventare un simbolo di rinascita e legalità per il territorio. «Il messaggio deve essere chiaro: non arretreremo di un passo fino a quando il bene non sarà restituito alla collettività» ha concluso Rossi.

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