«Ibis sacri, contenimento senza crudeltà». Le osservazioni di un lettore

Il tema della gestione degli ibis sacri sul territorio comunale ha generato dibattito tra i lettori ed è arrivato “fino” a Vercelli. Riceviamo, infatti, e pubblichiamo una lettera inviata dal consigliere comunale della città di Sant’Eusebio, Gian Carlo Locarni.

Per il contenimento degli ibis sacri nelle province di Novara e Vercelli, i metodi più efficaci e rispettosi del benessere si concentrano su approcci non cruenti che mirano a limitare la riproduzione e l’impatto ecologico della specie, senza ricorrere ad abbattimenti indiscriminati. Gli ibis sacri sono una specie aliena invasiva, originaria dell’Africa, che si è adattata con successo alle risaie e alle aree verdi del Piemonte, causando problemi igienici, danni agli alberi e competizione con la fauna locale. Ecco le principali strategie consigliate:

1. Oliatura delle uova: Questo metodo prevede l’applicazione di oli non tossici sulle uova nei nidi per impedirne la schiusa, bloccando così la riproduzione senza danneggiare gli esemplari adulti. È una tecnica selettiva, approvata dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), e già pianificata per l’estate 2025 nelle province di Novara e Vercelli, con il supporto del Parco del Ticino.

2. Utilizzo di gabbie di cattura: Le gabbie vengono impiegate per catturare gli ibis vivi, consentendo di monitorare la popolazione e, se necessario, trasferirli in aree meno sensibili o in strutture controllate. Questo approccio evita l’uccisione degli animali e riduce la pressione sulla biodiversità locale. È stato autorizzato come parte del piano di contenimento provinciale.

3. Gestione delle fonti alimentari: Limitare l’accesso degli ibis alle discariche, una delle loro principali fonti di cibo, attraverso coperture adeguate o una gestione più rigorosa dei rifiuti può ridurre la loro proliferazione. Questo metodo, sperimentato con successo in Francia, potrebbe essere applicato anche nelle province di Novara e Vercelli, dove gli ibis frequentano risaie e aree urbane.

4. Monitoraggio e “citizen science”: Coinvolgere la comunità locale, come già fatto in altre regioni, per monitorare la distribuzione degli ibis può aiutare a identificare le aree critiche e a ottimizzare gli interventi. Questo approccio non invasivo supporta la raccolta di dati senza impattare direttamente sugli animali.

Perché ritengo plausibile evitare metodi cruenti? L’abbattimento, menzionato in alcuni contesti come parte di piani di contenimento (es. con droni), è controverso e non sempre necessario, poiché può causare sofferenza agli animali e sollevare proteste da parte di cittadini e associazioni ambientaliste. Inoltre, un episodio del 2015 a Novara, dove tre ibis furono uccisi a fucilate, ha evidenziato come tali pratiche siano malviste e possano generare conflitti. I metodi non letali, come quelli sopra descritti, sono preferibili per bilanciare il controllo della specie con il rispetto per la fauna. Non dimenticando che gli ibis sacri si concentrano in aree come le risaie e i parchi urbani (es. parco di via Bainsizza a Novara e giardini del liceo Casorati), dove nidificano su alberi alti, causando danni come rami spezzati e sporcizia. Per questo, interventi mirati nelle zone di nidificazione sono cruciali.
Conclusione: Il modo migliore per contenere gli ibis sacri nelle province di Novara e Vercelli è combinare l’oliatura delle uova, l’uso di gabbie di cattura e la gestione delle fonti alimentari, come previsto dai piani autorizzati dall’ISPRA. Questi metodi sono efficaci, minimizzano l’impatto sulla biodiversità e rispettano il benessere animale, evitando atrocità e contrapposizioni tra cittadini con sensibilità e problematiche diverse che potrebbero sfociare in alterchi non voluti.

Gian Carlo Locarni

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«Ibis sacri, contenimento senza crudeltà». Le osservazioni di un lettore

Il tema della gestione degli ibis sacri sul territorio comunale ha generato dibattito tra i lettori ed è arrivato “fino” a Vercelli. Riceviamo, infatti, e pubblichiamo una lettera inviata dal consigliere comunale della città di Sant’Eusebio, Gian Carlo Locarni.

Per il contenimento degli ibis sacri nelle province di Novara e Vercelli, i metodi più efficaci e rispettosi del benessere si concentrano su approcci non cruenti che mirano a limitare la riproduzione e l’impatto ecologico della specie, senza ricorrere ad abbattimenti indiscriminati. Gli ibis sacri sono una specie aliena invasiva, originaria dell’Africa, che si è adattata con successo alle risaie e alle aree verdi del Piemonte, causando problemi igienici, danni agli alberi e competizione con la fauna locale. Ecco le principali strategie consigliate:

1. Oliatura delle uova: Questo metodo prevede l’applicazione di oli non tossici sulle uova nei nidi per impedirne la schiusa, bloccando così la riproduzione senza danneggiare gli esemplari adulti. È una tecnica selettiva, approvata dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), e già pianificata per l’estate 2025 nelle province di Novara e Vercelli, con il supporto del Parco del Ticino.

2. Utilizzo di gabbie di cattura: Le gabbie vengono impiegate per catturare gli ibis vivi, consentendo di monitorare la popolazione e, se necessario, trasferirli in aree meno sensibili o in strutture controllate. Questo approccio evita l’uccisione degli animali e riduce la pressione sulla biodiversità locale. È stato autorizzato come parte del piano di contenimento provinciale.

3. Gestione delle fonti alimentari: Limitare l’accesso degli ibis alle discariche, una delle loro principali fonti di cibo, attraverso coperture adeguate o una gestione più rigorosa dei rifiuti può ridurre la loro proliferazione. Questo metodo, sperimentato con successo in Francia, potrebbe essere applicato anche nelle province di Novara e Vercelli, dove gli ibis frequentano risaie e aree urbane.

4. Monitoraggio e “citizen science”: Coinvolgere la comunità locale, come già fatto in altre regioni, per monitorare la distribuzione degli ibis può aiutare a identificare le aree critiche e a ottimizzare gli interventi. Questo approccio non invasivo supporta la raccolta di dati senza impattare direttamente sugli animali.

Perché ritengo plausibile evitare metodi cruenti? L’abbattimento, menzionato in alcuni contesti come parte di piani di contenimento (es. con droni), è controverso e non sempre necessario, poiché può causare sofferenza agli animali e sollevare proteste da parte di cittadini e associazioni ambientaliste. Inoltre, un episodio del 2015 a Novara, dove tre ibis furono uccisi a fucilate, ha evidenziato come tali pratiche siano malviste e possano generare conflitti. I metodi non letali, come quelli sopra descritti, sono preferibili per bilanciare il controllo della specie con il rispetto per la fauna. Non dimenticando che gli ibis sacri si concentrano in aree come le risaie e i parchi urbani (es. parco di via Bainsizza a Novara e giardini del liceo Casorati), dove nidificano su alberi alti, causando danni come rami spezzati e sporcizia. Per questo, interventi mirati nelle zone di nidificazione sono cruciali.
Conclusione: Il modo migliore per contenere gli ibis sacri nelle province di Novara e Vercelli è combinare l’oliatura delle uova, l’uso di gabbie di cattura e la gestione delle fonti alimentari, come previsto dai piani autorizzati dall’ISPRA. Questi metodi sono efficaci, minimizzano l’impatto sulla biodiversità e rispettano il benessere animale, evitando atrocità e contrapposizioni tra cittadini con sensibilità e problematiche diverse che potrebbero sfociare in alterchi non voluti.

Gian Carlo Locarni

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