Un’ora di relazione, un elenco fitto di numeri, intenzioni e promesse. Così si è presentato ieri, 3 luglio, in consiglio regionale – dove il numero legale era garantito dalla minoranza – l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, illustrando lo stato dell’arte del sistema sanitario piemontese: un intervento fiume che però, al netto della quantità, ha lasciato emergere più interrogativi che risposte.
Tra i temi trattati nell’informativa c’è stato l’ambizioso piano di edilizia sanitaria: una cifra complessiva di 4,8 miliardi di euro, distribuiti tra fondi Pnrr, risorse ex art. 20 e risorse regionali, per costruire 91 Case della Comunità, 30 Ospedali di Comunità e 46 COT (Centrali Operative Territoriali). A questi si sommano 4 ampliamenti e 11 nuovi ospedali.
Per monitorare l’avanzamento dei circa 170 cantieri attivi, Riboldi ha promesso entro fine luglio un portale regionale con schede e aggiornamenti. Tuttavia, lo stesso assessore ha ammesso che una parte dei cantieri è “da rivedere” per problemi legati ai cantieri, mentre altri non sono ancora partiti. Il rischio è che, ancora una volta, le promesse si infrangano sul terreno della burocrazia e dell’assenza di una pianificazione dettagliata.
Un ruolo centrale lo giocherà Inail, a cui la Regione ha chiesto quasi 2,4 miliardi per finanziare diversi ospedali. Secondo Riboldi, l’accordo con Inail, siglato il 4 giugno, rappresenta una garanzia di tempi e costi certi. Ma dal PD arrivano dubbi: «Nessuna regione ha mai realizzato un ospedale con INAIL, e manca una valutazione d’impatto sulle restituzioni e sulla sostenibilità finanziaria di questa operazione» ha affermato il vicepresidente della commissione Sanità Daniele Valle, chiedendo una due diligence su ogni progetto. Il tentativo di ricorrere ai fondi INAIL è uno dei motivi, per esempio, del rallentamento della Città della Salute e della Scienza di Novara.
Altro tema caldo, quello dei gettonisti, i medici a chiamata esterna che coprono soprattutto i turni in Pronto Soccorso e nei reparti in sofferenza. Riboldi ha annunciato una riduzione del 30% nel 2025, pari a un risparmio stimato tra 25 e 30 milioni di euro, e ha promesso investimenti per l’internalizzazione dei professionisti. Tuttavia, il quadro reale è più complesso. Il Piemonte, secondo i dati pubblici, ha speso 115 milioni di euro nel 2024 per i gettonisti, il record nazionale. Una spesa cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni e che, anche se destinata a calare, resta indice di un sistema in affanno, più che di un piano strutturato per la stabilizzazione del personale. Nel novarese gli ultimi dati disponibili risalgono al 2022 ed erano stati forniti direttamente dalle aziende sanitarie al consigliere dem Domenico Rossi: l’ospedale Maggiore in quattro anni ha speso circa 1 milione e 900 mila euro esclusivamente per il pronto soccorso, mentrel’Asl poco più di 777 mila euro sempre per il pronto soccorso ma anche per la radiologia e la pediatria
Riboldi ha rivendicato con orgoglio l’aumento del personale dipendente in sanità (+3.680 dal 2019), ma ha evitato di chiarire quale impatto reale avranno le nuove assunzioni sul contenimento del fenomeno dei gettonisti, spesso preferiti per la loro flessibilità (e a caro prezzo) in un contesto di organici incompleti e reparti sotto pressione. Anche in questo caso i numeri forniti dalle ASL confermano che nel 2024, il saldo tra assunzioni e cessazioni di medici a tempo indeterminato è ancora in negativo: a fronte di 909 cessazioni, sono stati assunti solo 711 medici. Il bilancio è drammatico: -198 unità. Sommando gli ultimi sei anni di amministrazione regionale a guida centrodestra, con presidente Alberto Cirio, la sanità piemontese ha perso complessivamente 970 medici.
Riboldi ha parlato del “modello Piemonte” per uscire dal disavanzo sanitario senza tagli ai servizi, ma mentre le promesse si moltiplicano, dai banchi dell’opposizione arriva una constatazione netta: «Si viaggia a fari spenti» hanno dichiarato Daniele Valle e la capogruppo dem Gianna Pentenero.